Gioacchino da Fiore
Gioacchino da Fiore (1135-1202) è il più grande scrittore apocalittico dopo l’evangelista Giovanni. Mistico e pensatore fra i più originali e fecondi del nostro Medioevo, fu, in vita, tenuto in grande considerazione da papi e monarchi. Abate cistercense, ma in contrasto con l’ordine, lo abbandonò verso il 1190 fondando un suo ordine monastico, quello dei florenses, che accentuava il rigore della regola benedettina. Fra gli scritti principali di Gioacchino vanno ricordati la Concordia Novi ac Veteris Testamenti, l’Expositio in Apocalypsim, lo Psalterium decem chordarum, il Tractatus super quatruor Evangelia e l’Adversus Judaeos. All’abate di Fiore furono attribuite numerose profezie apocrife che concorsero a creare la leggenda del “veggente” calabrese, che va da Dante a Montaigne, da George Sand a Yeats e Joyce. Nel 1215 il Concilio Lateranense IV condannò la dottrina trinitaria gioachimita e, in seguito, il nome di Gioacchino riaffiorò in concomitanza con i più noti movimenti ereticali del Medioevo, dai francescani spirituali ai dolciniani, dai fratelli del Libero Spirito agli anabattisti di Thomas Müntzer. Ma il contributo principale di Gioacchino fu la sua peculiare visione della storia che, attraverso successive mediazioni culturali, giunse a influenzare le grandi filosofie della storia del XIX secolo, quelle di Hegel, Schelling, Comte e Marx. Feltrinelli ha pubblicato nei “Classici” Sull’Apocalisse (2008).