‟Qualche anno fa ci siamo trovati di fronte a un’alternativa: avere delle librerie su un modello che avevamo inventato negli anni 60, che nel frattempo era stato giustamente copiato da tanti altri operatori, e avere quindi come punto di riferimento un pubblico particolare, peraltro in via d’invecchiamento, o cercare anche altre strade, più moderne, che rispondessero a una vocazione originale della Feltrinelli, cioè quella di non essere elitari. Abbiamo scelto la seconda, articolando una proposta di punti di vendita che vanno dalla libreria tradizionale al grande centro multimediale, alla "piazza" dove puoi trovare anche musica, cinema, un aperitivo… Questa casa editrice ha dato il contributo più vitale alla cosiddetta ‟egemonia culturale” della sinistra, pubblicando libri dissonanti, eretici e potenti proprio perché scomodi. Ora che l’egemonia culturale è di altro tipo, e addirittura viene posta la questione della libera informazione, è bene che la Feltrinelli continui il suo cammino, cercando di essere scomoda, irriverente, libera. Ma, al di là di una lettura fatta in termini di schieramenti, forse meriterebbe un ideale brindisi - visti i cinquant’anni - per la qualità che ha espresso e continua a esprimere. Perché continuare a pubblicare libri non è mica facile, oltre a non essere il business del secolo”.