Delle parole nuove che entrano a far parte del nostro linguaggio si accorgono tutti, di quelle che zitte zitte si ritirano, ci lasciano, si staccano come foglie dal ramo, non ci avvediamo ma ogni tanto riaffiorano come fantasmi e solo allora
Gli orti, come gli animali, possono essere i migliori consolatori degli anziani, quasi parenti quando quelli di sangue sono spariti o latitano. Grazie a Ermanno Olmi per il suo appello...
Tempo così così in vacanza e poi al rientro, alla ripresa del lavoro, sole sghignazzante fuori dalle finestre di uffici e capuffici. Milano sa essere dispettosa. Ne avrebbe anche tutti le ragioni
Care milanesi, ogni volta che per strada, correndo affannata, incrocio una di voi che sta correndo affannata, mi viene in mente una copertina di Mafalda, del grande Quino, con una madre che appena rientrata dal lavoro
Senza ali, ma speciali lo stesso. Con loro in guardiola ti sentivi protetto. Nessuno sfuggiva al loro controllo, nessuno poteva passare per finto lettore di contatori o finto operaio del gas. Certo, non tutti i portinai erano silenziosi e discreti
Ahimè per i nostri cari nonni e bisnonni il tempo è volato e il Natale con i tuoi in un battibaleno è diventato Pasqua con chi vuoi, i figli sono partiti con chi vuoi e arrivederci
Un po’ di auguri, ingenui, utopici, strampalati alle donne di tutte le età. Alle bambine auguro che il loro televisore per magia ogni volta che le vede sedute di fronte a lui, si comporti con rispetto per non offendere i loro limpidi occhi
‟Nebbia di gennaio, neve di marzo”. La nebbia è scesa su Milano l’ultimo giorno di gennaio: varrà lo stesso? L’avremo la neve di marzo? O dovremo commissionare a qualche saggio contadino un’appendice di nuovi proverbi, post buco dell’ozono?
‟Le sue rinascite sono sempre più gloriose delle sue cadute”, scriveva mezzo secolo fa, di Milano, Giovanni Cenzato, citando, tra le altre, le pronte risurrezioni dal passaggio di Attila, dalle devastazioni del Barbarossa
L’uscita dei bambini dalle scuole, specie in queste prime settimane, è una bella stazione di osservazione per chi ama osservare. I bambini di prima si riconoscerebbero subito anche se non fossero più piccoli degli altri .
Lettera aperta al sindaco di Milano, Letizia Moratti: ‟Cara Sindaco, le scrivo per chiederle, nel mare di problemi che dovrà affrontare nella sua nuova carica, anche di ingentilirci un po’, da donna, questa città”.
Era un televisore-bambino che guardava tanto i bambini. Li guardava ore e ore. La sua mamma lo sgridava sempre: ‟Quante volte devo dirti che non ti fa bene guardare così tante ore i bambini?”. Ma lui era un televisorino disubbidiente e ...
Ho solo un rimpianto: di avere cominciato l’analisi tardi. Era il 1984 e già da decenni vivere mi era diventato difficile. Alcuni ‟colleghi” mi suggerivano la terapia di Lacan, altri la psicologia di Jung, nel dubbio le affrontai tutte e due.
Diario d'autore. Delusione per un vasetto di violette africane. ‟A niente è servito cambiare esposizione: ha foglie verdissime ma sembra finta. Neanche a pregarla in ginocchio mi fa più un fiore”.
Al Piccolo Teatro Studio un omaggio a Giovanni Raboni curato da Patrizia Valduga, letture di Franca Nuti e proiezione del video di Egidio Bertazzoni nel quale il poeta stesso legge i suoi versi. ‟Nelle sue poesie la voce della città”.
Grazie natura che, nonostante i nostri innumerevoli misfatti, non ci abbandoni, anzi ci dai il buon esempio, ci contagi, ci metti voglia di copiare la tua bellezza.
Non sono pochi i milanesi doc che, di quando in quando, cadono in crisi d’astinenza da nebbia di una volta, quella che "se pudeva taià cont el cortèll". Quella che ti affacciavi al mattino e la casa di fronte dov’è?
Magia del fotografare: catturare, ammanettare, arrestare e tenere prigioniero a vita in una scatola, in un album, sotto vetro, lui l’inafferrabile, l’inarrestabile per eccellenza, il Tempo.
Storie da fattoria? Da scuola rurale? No storie da scuola milanese, ma speciale. Si trova in via Castellino da Castelli. Così si chiamava il sacerdote educatore, fondatore della prima scuola festiva per bambini poveri, a Porta Romana, nel Cinquecento.
La vigilia di Natale dell’anno scorso Giovanni Raboni, che era ancora tra noi, scrisse un articolo sulla trasformazione della festa della Natività in giorno della santificazione delle merci. Era un articolo molto bello