"Non aspettare di essere morto per lasciarti andare. Lasciati andare ora": è una battuta di una qualche laica saggezza che ama ripetere Alexander Lowen, il fondatore dell'analisi bioenergetica, un signore nato a New York da una coppia di immigrati ebrei nel 1910. Oggi vive in una villa di campagna del Connecticut ed è stupefacente come continui a curare pazienti e a formare allievi, nonostante i suoi tanti anni: il prossimo dicembre ne avrà novantaquattro.
Sono sempre più diffuse le tecniche terapeutiche che si rifanno, seppure in forme diverse, ai modelli teorici di Lowen. Modelli molto distanti dal celebre divano freudiano, da un'impostazione che tradizionalmente privilegia la parola e la tendenza a mentalizzare i conflitti. Qui l'attenzione si sposta e si concentra nettamente sul corpo, sulle sue posture, le tensioni, le rigidità, fino a certi blocchi muscolari che spesso producono malattia. Un corpo che non è vuoto, un puro contenitore, ma un "luogo" capace di esprimere l'identità, anche quella più profonda, di manifestare i segni più vistosi dell'Io come le tracce più sottili dell'Inconscio, non solo la coscienza ma anche la memoria di un passato più o meno felice, più o meno doloroso, in ogni caso mai sepolto una volta per tutte.