Omero
Le biografie antiche ci offrono un’immagine leggendaria di Omero, del quale non si sa nulla con certezza: né dove nacque (sette possibili città, fra cui Chio e Smirne, rivendicano di esserne la patria), né quando (probabilmente nel VIII-VII sec. a.C.). Le notizie su di lui abbondano (come quella della sua gara poetica con Esiodo), quando potrebbe non essere mai esistito e il suo nome stesso potrebbe essere un nome parlante (con il significato di “non vedente” che si associa alla storia della sua cecità). Considerato il primo poeta epico greco, gli sono stati attribuiti una serie di poemi epici, inni, epigrammi e poemetti, anche se a lui si associano ormai solo l’Iliade e l’Odissea. La “questione omerica” sorse in tempi antichi e già nel III sec. a.C. si cominciò a mettere in dubbio la paternità omerica dei due poemi: Xenone ed Ellanico attribuivano a Omero la sola Iliade. Nel Settecento Vico considerò i poemi omerici come creazione anonima del popolo; nell’Ottocento Wolf ipotizzò l’esistenza di canti separati non scritti e riuniti solo in un secondo tempo ad Atene, nel VI sec. a.C. Il dibattito si sviluppò quindi tra i sostenitori della tesi unitaria, che volevano Omero come autore tanto dell’Iliade che dell’Odissea, sebbene magari scritti in epoche diverse della sua vita, e quelli della tesi antiunitaria, che ipotizzavano una pluralità di autori per i poemi. Si aggiunse poi una tesi neounitaria che presuppone l’esistenza di canti antichi tramandati oralmente dagli aedi, responsabili di trasmettere un sapere collettivo, ma afferma l’unità dei due poemi composti da un singolo autore sulla base del materiale orale precedente. I poemi hanno una struttura che conferma il loro legame con l’epica orale e contengono riferimenti alla società micenea ma anche a epoche successive; quasi certamente l’Iliade è più antica dell’Odissea. A uno pseudo-Omero sono attribuiti la Batracomiomachia e il Margite. Feltrinelli ha pubblicato nei “Classici” Odissea (1994).