Scotland Yard ha diviso i suoi uomini in diverse squadre. Lavorano in modo separato, ognuna su una pista, ma sono pronte ad incrociare i dati. Ecco le prime ipotesi.
Centinaia di spie cinesi a caccia di segreti industriali nella Silicon Valley. David Szady, esperto di controspionaggio ai tempi del Kgb, guida la task-force. Nella lente soprattutto la comunità di 150 mila studenti venuti dall'Oriente.
Una donna, con carica diplomatica nell’ambasciata americana a Roma, è ricercata dalla polizia italiana per il rapimento di Abu Omar, l’imam rapito a Milano dalla Cia all’insaputa del governo e dei servizi segreti italiani.
La Cia ha rapito una sua creatura? Il ‟Chicago Tribune” ha scoperto che tra il 95 e il 97 Abu Omar era diventato ‟il più produttivo informatore della Cia e dei servizi segreti albanesi”.
Un breve telegiornale via Internet e un notiziario radio, entrambi con lo stesso nome: ‟La Voce del Califfato”. A lanciarli il ‟Global Islamic Media Front”, organizzazione che diffonde la propaganda qaedista nel mondo.
Tra kamikaze e cittadino è una questione di spazi. L’attentatore suicida vuole ridurre quelli delle sue vittime, impedendogli di salire su un bus o di andare al ristorante. Chi lo arma intende bloccare la vita di ogni giorno...
Il rapimento di Lorenzo Cremonesi costituisce un monito all’Autorità palestinese che non sta dando agli uomini delle fazioni quello che chiedono. Una sfida che ha avuto una risonanza immediata dal Medio Oriente all’Europa.
L’intreccio servizi-terrorismo e il coinvolgimento pachistano nel dramma di Londra evidenziano come uno dei motori della rete qaedista non sia in Medio Oriente, usato costantemente dalla propaganda jihadista, ma tra il Pakistan e l’Afghanistan.
Un meccanismo ‟domanda-risposta” per approfondire il ruolo dei servizi segreti italiani nel rapimento a Milano dell’imam Abu Omar, poi trasferito nel Cairo per essere più ‟liberamente” interrogato.
Scotland Yard evita di pronunciare, in modo diretto, la parola attentatore suicida, ma è dal 2003 che gli investigatori sono in caccia. Cercavano ‟una scuola per kamikaze” inglesi e i possibili reclutatori.
In Indonesia la polizia è alla ricerca dei complici dei tre kamikaze responsabili della strage di Bali, costata la vita a 26 persone. Ma l’allerta terrorismo riguarda tutto il quadrante asiatico.
Alla stragi in Iraq, il comando americano risponde con l'annuncio di un colpo pesante: ‟Abbiamo ucciso il numero due di Al Zarkawi, Abdullah Abu Azzam, responsabile della morte di centinaia di persone”.
A Bagdad Al Qaeda ha annunciato che ucciderà Ihab Al Sharif, l’ambasciatore egiziano sequestrato in Iraq. Per confermare la veridicità del comunicato gli estremisti lo hanno accompagnato da una foto dei documenti del diplomatico sequestrato.
Il massacro di Sharm El-Sheikh porta la stessa firma di Taba: ‟le Brigate Azzam”. L’operazione ‟contro sionisti e crociati”, affermano, ‟è una risposta alle forze del male che versano il sangue dei musulmani in Iraq”.
Los Angeles si arrende alla verità. Centoventisei sacerdoti accusati di pedofilia con prove sostanziali, a volte fornite da confratelli, da suore e da insegnanti sono stati protetti, coperti e riassegnati dalla curia ad altri istituti.
Quanto tempo occorre per scovare su un sito Internet una formula per costruire una bomba rudimentale? Dieci, quindici secondi. Ci sono ricette per bombaroli, schemi, suggerimenti, diagrammi, fotografie.
Intorno a ‟Bob Lady”, la mente del rapimento Abu Omar, c’erano, prima o dopo l’operazione, delle figure femminili. Tre agenti donna della Cia, ognuna con incarichi e compiti diversi. Le chiameremo l'aggressiva, la veterana, la vedetta...
Cia e Pentagono dispongono di una flotta aeronavale con la quale eseguono le famose ‟consegne speciali”, l’arresto di un sospetto terrorista in un paese terzo e il successivo trasferimento in uno stato amico, dove può essere sottoposto a sevizie.
Torna a casa il principe Bandar, per anni intrigante e influente ambasciatore dell’Arabia Saudita negli Stati Uniti. Fu uno dei protagonisti della fuga dei parenti di Bin Laden, residenti negli Usa, dopo l’11 settembre.
Visto dall’alto il paesaggio del terremoto appare peggio di quanto si potesse pensare. Ciò che più colpisce viaggiando in elicottero sono le migliaia di villaggi, frazioni e case isolate sulle montagne distrutte e abbandonate a se stesse.