Mauro Grimoldi, esperto di psicologia infantile e consulente presso il Tribunale dei minori di Brescia, nel suo Adolescenze estreme racconta il disagio giovanile, cercando di approfondire le cause della "devianza" senza inutili allarmismi.
‟L’adolescente delinquente è sempre la risultante delle sue caratteristiche personali e del tipo di esperienza sociale complessiva che ha fatto da bambino, non solo nell’ambito della famiglia. Di solito, comunque, i problemi nascono dall’insieme di due componenti: da un lato la tendenza alla ribellione, il bisogno di sfida e trasgressione tipico di questa fase della vita, dall’altro l’incapacità del ragazzo di affrontare le prime durezze della vita, le prime frustrazioni legate al non potere avere tutto quello che desidera. Una incapacità, questa, che spesso è il risultato dell’educazione offerta dalla cosiddetta famiglia affettiva, quella cioè che ha scelto come esclusiva regola il volersi bene, l’affetto, l’amore, e che regala al bambino un’infanzia protetta e fa sentire al caldo’, impostando però anche le premesse di una fragilità narcisistica, di quell’incapacità a sopportare le frustrazioni di cui parlavamo prima. Non bisogna dunque confondere la tendenza alla ribellione, che è la premessa per potere esprimere la propria personalità in maniera libera, autonoma, per potersi emancipare emotivamente dai genitori, con l’atteggiamento infantile e narcisistico dell’adolescente bambino che non sopporta che qualcosa gli venga negato”.