“Gloria si mise ritta a sedere. Quegli occhi, grigi ed eterni come una scogliera di granito friabile, lo catturarono”
Il secondo romanzo di Fitzgerald, Belli e dannati, ha come sfondo New York, negli anni a cavallo della prima guerra mondiale. Da una parte Anthony, giovane bello e annoiato, orfano, che trascorre qualche anno a Roma dove, tra donne, serate con gli amici e ispirazioni artistiche di vario genere, come molti coetanei sente che un giorno non lontano farà grandi cose nella vita. Dall’altra Gloria, ventiduenne di Kansas City, eccentrica, irrequieta, disincantata, che da subito affascina Anthony per la sua bellezza e il suo carattere fiero. I due cominciano a frequentarsi e, superata una dolorosa falsa partenza, si sposano, convinti di avere il mondo in pugno. Ora che la vita adulta può finalmente cominciare, accade però che i due si scoprano incapaci di impegnarsi in qualsivoglia progetto, inventando ogni scusa possibile per procrastinare i buoni propositi nell’alcol, nel lusso e in un’intensa vita sociale. Belli e dannati è una satira della morale americana di inizio Novecento, gli anni del proibizionismo, dove i giovani – i nuovi protagonisti del ventesimo secolo – devono fare i conti con la crisi dei valori dell’epoca prebellica. Incarnano l’illusione dell’era in cui vivono e che terminerà drammaticamente con la crisi del ‘29.