«Il cibo come una sorta di macchina del tempo che ti riporta esattamente a quell’istante in cui, all’età di sei anni a Parigi, mentre mordi pane, burro e marmellata d’arance, ti ritrovi camminando, poco dopo essere salito dalla fermata del Trocadéro, l’immensità della Tour Eiffel davanti e la meraviglia stampata sul volto. Ma non per forza solo ricordi o momenti felici, eh, anche meno piacevoli come quella pasta al burro dopo essere stato bocciato per la prima volta all’esame di biologia animale e vegetale all’università. Delusione, tristezza. La consapevolezza che non avevi studiato abbastanza e quella pasta a coccolarti e ricordarti di dover fare meglio la volta seguente. Il cibo che lenisce e che avvicina, unisce e accorcia le distanze. Come quando vai a farti una pizza con gli amici di una vita; quelli con i quali sei cresciuto e hai condiviso il sonno, ma che ormai non fanno più parte della tua quotidianità perché vivono in altre parti del mondo. Quella pizza attesa e programmata mesi prima per far sì che ci possano essere tutti, alla stessa tavola. Insieme, a condividere la stessa serata speciale.»
Rivisitare la cucina di un tempo, riscoprire il sapore del comfort food, di quel cibo che fa bene all’anima oltre che allo stomaco, ma anche di quei piatti che vogliono dire amicizia, ritrovarsi insieme e volersi bene. Un ricettario scritto e sperimentato non da uno chef, ma da un amante della buona cucina che si propone, attraverso piatti che si intrecciano spesso con la tradizione partenopea più succulenta, di offrire preparazioni ricche e saporite, pensate magari per un pranzo della domenica con gli amici o in famiglia. Che si tratti di una semplice pasta al burro, di un gattò napoletano, di una marenna margherita o di uno sformato di baccalà, questo libro restituisce alla cucina il suo ruolo godurioso, capace di entusiasmare e appassionare.