Cani dell'inferno
"In una città americana, che potrebbe somigliare a quella di Blade
Runner, c’è un ristorante McDonald’s frequentato soltanto da miseri
barboni. Passando attraverso i gabinetti del McDonald’s si accede a una delle
più importanti università americane, e poi ai vari piani d’un grande palazzo
situato al numero 3847 di Mystic Avenue. In quel palazzo pare che abitino molti
espatriati o deportati politici, mandati dal Governo italiano con la scusa di
collocarli in un ufficio consolare, oppure in quella famosa università come
professori. A volte i deportati sono lasciati per sempre in un appartamento a
far niente, ad annoiarsi, a bere e a pensare alle donne.
Nel complesso, questa deportazione non sarebbe male, se non fosse che ci si
ritrova a patire la tremenda solitudine americana, cercando affannosamente la
compagnia di donne o d’altri solitari, in un eterno vagabondare senza meta.
Non è poi del tutto escluso che il palazzo di Mystic Avenue e dintorni sia una
specie di inferno dove si va a scontare i propri peccati. Quali peccati? Il
peccato di essere al mondo, e poi quello collaterale dei furori e delle pazzie
di quando si è al mondo. Sicché quei poveri deportati del Governo italiano si
trovano spesso con dei cani infernali alle calcagna, che vorrebbero morderli,
forse sbranarli per fare scontare le loro pazzie.
Un’altra cosa interessante è che tutti i deportati del Governo italiano hanno
nomi che iniziano con la lettera P (non si sa perché). E tutti, appena sbarcano
da quelle parti, si mettono a fare più o meno le stesse cose, a vagabondare
senza meta, a pensare le stesse stranezze, a raccontare all’infinito la stessa
storia, e a sentire una voce che li chiama così: Ehi Joe’. Viene anche da
pensare che il palazzo di Mystic Avenue non sia veramente un inferno, ma la
scena dell’eterna ruota dell’esistenza, dove tutti rifanno le stesse cose,
hanno le stesse speranze, cadono nelle stesse trappole, e vanno avanti così,
ognuno sempre credendo d’essere diverso da tutti gli altri."
Gianni Celati
Daniele Benati
Daniele Benati (1953), nato a Reggio Emilia, studioso di letteratura irlandese, ha insegnato in diverse università degli Stati Uniti e d’Irlanda. Ha tradotto tra gli altri Tony Cafferky e Flann …