Speciale: Abel. Il ritorno di Alessandro Baricco al romanzo
Un contributo originale di Baricco sulla nascita del libro, interventi di Alessandro Mari, video e molto altro. Uno speciale in progress dedicato ad Abel. Dopo oltre 8 anni da...
“Un libro che viene da un’altra dimensione, scritto in una lingua inaudita.” The Untranslated
“Lettore irredento, se tu sei uno di quelli che aspettano ancora il capolavoro, ho qui per te uno scrittore altrettanto idiota che si è messo in testa di scrivere un capolavoro.” Questa frase, pronunciata dal Gatto, l’editore che prende la parola all’inizio del romanzo, è la descrizione più efficace per un libro che resiste a ogni riassunto e per l’impresa che Antonio Moresco ha compiuto scrivendolo. Tutto prende avvio dal rapporto fra l’editore, appunto, e l’autore che per lui sta scrivendo un romanzo. Ma presto le vicende dei personaggi e quelle del romanzo in lavorazione si mescolano e si confondono, travolgendo chi legge in una vertigine centrifuga ed esplosiva, in cui la narrazione procede per valanghe che sembrano prefigurare i differenti livelli di un multiverso. La scrittura di Canti del caos esige dal lettore la disponibilità ad abbandonarsi, a farsi attraversare da eventi estremi e disturbanti. Ma è una disponibilità che viene ripagata, e negli anni questo libro è diventato una vera e propria opera di culto per quanti, soprattutto fra i giovani, hanno saputo riconoscere, dietro l’oltranza, il fascino commovente della delicatezza ferita. Canti del caos è un’opera ardita ed esorbitante, un oggetto alieno nel panorama della letteratura italiana contemporanea, come dichiara il prestigioso blog The Untranslated: “Se Ulisse rappresenta l’apice del modernismo e L’arcobaleno della gravità l’apice del postmodernismo, Canti del caos è la grande novità per la quale ancora non abbiamo un nome”.