C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo

(Musica dei Sex Pistols e dei Nirvana)

di Efraim Medina Reyes

Un romanzo egocentrico, disordinato, eclettico, rabbioso. Rep è una specie di eroe perseguitato dal destino, in fuga dalla realtà immobile di Cartagena. Vuole cominciare una nuova vita, non importa quale, ma intanto vuole dimenticare la ragazza che lo ha lasciato (e qui si innesta l'evocazione della love story di una celebre coppia dell'olimpo del rock, Sid Vicious e Nancy). Scappa per inconcludenti soggiorni nella metropoli (Bogotà), zigzagando fra le bombe degli attentati politici, le risse notturne, le sbornie e la noia. Come Kurt Cobain, Rep si sente intrappolato in qualcosa che ovviamente non è il successo che portò la rockstar alla morte ma che comunque ha a che fare con il vivere in prima linea, sempre a due passi dal vuoto, sempre a due passi dal senso di una vita deliberatamente caotica. D'altro canto Rep ha una disperata vitalità che si esprime in performance erotiche, in passionali rapporti di amicizia, in maestosi accessi di ira e di gioia. Non c'è il buio in fondo alla sua strada ma un'ansia di liberazione che, beffardamente, si traduce anche in una sonora presa in giro del realismo magico sudamericano (le pene d'amore avrebbero a che fare con una carota surgelata carica di malefici…).
Cannibale, ma più autentico, vorticoso ma sapientemente strutturato, sboccato ma mai gratuito, questo romanzo è l'opera rock su una generazione che non si lascia etichettare.
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Efraim Medina Reyes

Efraim Medina Reyes è nato nel 1967 a Cartagena e vive tra la Colombia e l’Italia. Nel 1995 ha vinto il Premio nazionale per il racconto con la raccolta Cinema …

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  • Marchio: FELTRINELLI
  • Data d’uscita: 3 Aprile 2013
  • Collana: Universale Economica
  • Pagine: 176
  • Prezzo: 8,55 €
  • ISBN: 9788807881862
  • Traduttore: Gina Maneri
Susanna Nirenstein: I nipotini terribili di Márquez

Susanna Nirenstein: I nipotini terribili di Márquez

Bisogna seppellire il realismo magico e la sua fantasia paradisiaca, dicono scrittori come Medina Reyes, Fuguet e Gomez. Il disagio è quello di essere considerati scrittori sudamericani fruibili al pari dell’ondata di musica salsa.
Manera intervista Medina Reyes

Manera intervista Medina Reyes

Alto e magro, un cespo di capelli disordinati e un volto color cannella rabbuiato dalla barba mal rasata, Efraim Medina Reyes è nato nel 1964 a Cartagena, sulla costa caraibica colombiana, e vive a Bogotá. Con i suoi libri provoca sempre polemiche furibonde, lo si accusa di oscenità e di irriverenza verso i notabili della patria e della cultura e di molto altro ancora. E lui prende la palla al balzo e risponde per le rime.

Ornella Civardi intervista Efraim Medina Reyes

Efraim Medina Reyes è nato a Cartagena de Indias nel 1964, ma continua a dire di avere 33 anni. L’unica cosa che spiega quanto sia colombiano è la faccia scura sormontata da quella massa pesante di capelli nerissimi. Fosse solo per il suo romanzo, C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo, nessuno ci crederebbe. Uno penserebbe magari a un giovane emergente di Los Angeles, o alla generazione inglese di Trainspotting, anche se in realtà si parla di Bogotà e di neri a ogni pagina. Città così grandi, fredde e insanguinate, ragazzi così disperatamente perduti, "vissuti come angeli dell’inferno e caduti come cani di strada", eravamo abituati a collocarli ad altre latitudini, non nell’America Latina delle tradizioni ancestrali e della grande natura che continuano a propinarci. Questo romanzo "da tenere fuori dalla portata dei bambini", che intreccia storie dissipate a ritmo di rock duro, è diventato subito un cult sia in Colombia che da noi. In quel duro dal midollo tenero che è il protagonista ("Ho gli occhi neri e infossati che paiono due canne di fucile pronte a sparare, la bocca sensuale e una verga di 25 centimetri nei giorni più caldi") si sono riconosciute le ultime generazioni non solo dell’America Latina, ma un po’ di tutto il mondo nutrito a TV e miti americani.