Circolo chiuso

di Jonathan Coe

Alle soglie del capodanno del 2000 Claire Newman, reduce da un matrimonio fallito e da un lungo soggiorno in Italia, decide di tornare in Inghilterra, nella sua vecchia città di Birmingham. Pensa sia venuto il momento, dopo più di vent'anni, di scoprire definitivamente cosa sia successo a sua sorella Miriam, scomparsa misteriosamente all'improvviso nel 1978.
Tornare a Birmingham significa anche rientrare in contatto con amici e conoscenti persi di vista e riannodare rapporti complessi, quello con suo figlio, per esempio, che aveva deciso di restare a vivere con il padre in Inghilterra. Pochissimi giorni dopo il rientro, incontra per caso un vecchio amico, Benjamin Trotter, in compagnia di una bellissima ragazza, Malvina: Claire sospetta che tra i due possa esserci qualcosa, mentre in realtà Malvina, della quale nulla si sa fino alla fine del romanzo, è innamorata di Paul Trotter, fratello di Benjamin e deputato laburista.
Questi e altri personaggi sono delle vecchie conoscenze per chi ha letto La banda dei brocchi, lasciate alla fine del liceo: attorno a loro ruotano eventi privati e pubblici che, con grande naturalezza, formano un impasto unico. Assistiamo all'ascesa di Tony Blair al potere e alla conseguente svolta del partito laburista e delle sue politiche; vediamo il dramma del lavoro sottoposto alla morsa e alle costrizioni della globalizzazione; le conseguenze dell'11 settembre fino alla guerra in Iraq. Insomma, neanche in questo romanzo manca la pienezza cui Jonathan Coe ci ha abituati: infatti, sebbene sia in sé compiuto, preso insieme a La banda dei brocchi (anni settanta) e a La famiglia Winshaw (anni ottanta), il Circolo chiuso rappresenta la conclusione di un grande affresco del recente passato e del presente dell'Inghilterra.

Circolo chiuso è il seguito di un mio precedente romanzo intitolato La banda dei brocchi. Alla fine di questo volume è incluso un riassunto de La banda dei brocchi, per coloro che non lo hanno letto, o che – avendolo letto – lo hanno inspiegabilmente dimenticato.”
Jonathan Coe

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Jonathan Coe

Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. …

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  • Marchio: Giangiacomo Feltrinelli
  • Data d’uscita: 9 Luglio 2014
  • Collana: Universale Economica
  • Pagine: 416
  • Prezzo: 14,00 €
  • ISBN: 9788807884962
  • Genere: Tascabili
  • Traduttore: Delfina Vezzoli
Piccoli brocchi crescono. Intervista a Jonathan Coe

Piccoli brocchi crescono. Intervista a Jonathan Coe

‟Il fatto e che la gente come Paul si riprende sempre. Guarda Michael Usborne. Dopo che ha fatto schiantare la societa che dirgeva e si è lanciato col paracadute arraffando un paio di milioni, tutti dicevano che era finito. e invece e tornato e dirige una maledetta azienda elettrica. Questa gente non è come il resto di noi. Sono invincibili, quelli lì”. Paul Trotter era il ragazzino più piccolo che a scuola tutti odiavano perché collsiderato di destra. Ora è un deputato e milita nel nel Labour di Tony Blair. È un bell'uomo sposato, ha due figlie, nessun senso dell’umorismo e un concetto della politica a dir poco utllltaristico. A favore di sé, ovviamente. Michael Usborne è un top manager di quelli specializzati in ‟liquidazioni”. Claire Newman è in vacanza con lui alle Cayman, e quando capisce che sta per silurare, dopo natale, naturalmente "solo" 146 impiegati, lo molla sull'isola. Paul e Michael appartengono alla nutrita truppa di personaggi di Circolo chiuso, l'ultimo romanzo di Jonathan Coe. I lettori più affezionati li riconosceranno subito, perché, questo libro e una fotografia a distanza di vent'anni del gruppo di giovani dibelle speranze che lo scrittore inglese aveva celebrato nel romanzo precedente, La banda dei brocchi.

‟Adoro l’Inghiliterra che sa ridere di sé”. Intervista a Jonathan Coe

‟Il coinvolgimento britannico in Iraq ha certamente messo in crisi le coscienze di molta gente nel nostro Paese, ma forse non della maggioranza. Il Partito laburista vincerà ancora, non ci sono dubbi in proposito. La decisione di andare in Iraq ha suscitato molto risentimento, soprattutto perché il governo non è stato onesto sulle vere ragioni dell’intervento militare. Per me, e per molti come me, è imperdonabile, è un tradimento del nostro voto. Ma sono in molti ad avere, memoria corta e a dichiararsi soddisfatti della prosperità di breve termine che Blair ha dato a gran parte del Paese, dunque non vedono perché cambiare. Per quel che mi riguarda. non so nemmeno se andrò a votare alle prossime elezioni, dato che non vedo alternative credibili a Blair. Ho la sensazione di vivere in un monopartitismo. Ma, se per questo, anche in italia avete i vostri problemi...”

Gli eroi a volte ritornano: Circolo chiuso di Jonathan Coe

A volte ritornano. Ulisse; Tom Sawyer e Huckleberry Finn; D’Artagnan e i tre moschettieri: gli eroi che abbiamo amato in un libro, e che ritroviamo nel suo seguito, magari vent’anni dopo. Di questo particolare club letterario entrano a far parte i protagonisti di La banda dei brocchi, il romanzo dolce-amaro di Jonathan Coe su un gruppo di giovani amici nella Gran Bretagna degli anni Settanta, che tornano a incrociare i loro destini in Il circolo chiuso, romanzo più amaro che dolce sull’odierno Regno Unito, alle prese con Blair, l’11 settembre, la guerra in Iraq, la globalizzazione. Il successo della prima parte aveva consacrato Coe come il narratore inglese simbolo della sua generazione: l’intellettuale di sinistra della media borghesia, l’idealista deluso, in bilico tra sogni e sensi di colpa. Accolto l’anno scorso a Londra da unanimi plausi della critica, Circolo chiuso è il proseguimento di quella storia, ma può essere letto anche come terzo episodio di una trilogia sulla moderna Inghilterra se si considera pure La famiglia Winshaw, il grande romanzo sugli anni Ottanta e l’era Thatcher con cui lo scrittore si rivelò. Come i suoi personaggi, Coe è invecchiato e ha messo su famiglia: sposato, con due figlie, a 43 anni ha raggiunto quella che un tempo si chiamava "la mezza età". Ma non la dimostra: ha piuttosto l’aspetto dell’eterno ragazzo, dell’ex-compagno di scuola a cui ti viene da dire, rincontrandolo dopo lungo tempo, "non sei cambiato per niente".

‟Niente Europa, siamo inglesi”. Intervista a Jonathan Coe

‟Per qualche ragione la letteratura americana non mi ha mai interessato più di tanto. Nella tradizione letteraria europea trovo ci sia più ironia, più consapevolezza del romanzo come artefatto letterario. È una tradizione che interroga continuamente se stessa: per questo è affascinante. (…) La vita inglese è insulare ed è ossessionata dalla proprie referenze culturali, e queste ultime non è che poi siano così tanto accessibili ai lettori di altri paesi. Pertanto, correndo il rischio di perder per strada un po’ dei sapori della mia terra, oggi cerco di non mettere nei miei romanzi troppi riferimenti alla cultura popolare britannica in senso stretto, tipo certi nostri personaggi televisivi poco noti all’estero. ‟