Butler focalizza l’attenzione sulla questione del ‟rendere conto di sé”, cercando di mostrare come proprio l’esperienza dell’impossibilità di rendere pienamente conto di sé (ovvero di rendere conto pienamente dei nostri atti e delle nostre scelte), esperienza che comporta il riconoscimento di un debito inestinguibile verso l’altro, possa diventare la base di una nuova nozione di responsabilità morale che ponga al centro dell’etica la modestia e la generosità (in contrapposizione appunto a quelle concezioni ‟violente” che pretendono di fondare i propri principi sulla concezione di un io sovrano e autotrasparente). Articolando la tesi nel confronto con Adorno e Foucault in primo luogo, ma anche con Cavarero, Lévinas e Nancy, Butler svolge una serie di analisi e riflessioni filosoficamente suggestive, offrendo prospettive interpretative originali.
Critica della violenza etica è un libro molto leggibile, scorrevole, non gravato di note, chiaro nel suo impianto, nella sua intenzione e nell’uso strategico di nozioni e riferimenti teorici ben scelti e centrati. Proprio per la sua scioltezza ed efficacia stilistica, il libro – con la sua tesi originale e un po’ provocatoria – può essere interessante anche per un pubblico di lettori non strettamente specialistico, pubblico che sembra mantenere tuttora vivo l’interesse per le questioni etiche.