I Negromonte, famiglia di imprenditori partenopei senza scrupoli, arricchiti a dismisura, godono dei favori e dell'intesa del potere centrale (un Presidente appena citato) e sono padroni indiscussi della citta nonche pionieri di una nuova economia di rapina. Vivono tutti, pater-familias, fratelli, sorelle, coniugi e nipoti in un immenso palazzo settecentesco ricalcando grottescamente un presunto fasto borbonico, circondati da una corte sbeffeggiata di ecclesiastici, precettori e segretari. Distruggere e ricostruire sono le parole d'ordine. Vendere Napoli, il Golfo, il Vesuvio, vendere la vita di chi ci vive, e fare Eternapoli, una sorta di enorme parco tematico. Roberto e Cardano ci fanno da guida dentro l'inferno della volgarita del potere. Vediamo avanzare sulla sedia a rotelle il vecchio capofamiglia, pontefice massimo di pantagruelici pranzi rituali: quello pasquale che culmina con la ribellione del piu giovane Negromonte, Andrea, disgustato dalla servitu del danaro e pronto, cristianamente, a passare dalla parte degli ultimi della terra; quello natalizio durante il quale viene annunciato il suicidio di Andrea e che si trasforma in un monumentale collasso di cibi avariati, in un trionfo agghiacciante dello spreco. Contro gli efferati progetti dei fratelli Negromonte si leva il controcanto drammatico di altri giovani compromessi con il potere della famiglia e la voce piu militante di un gruppo di disobbedienti, capeggiati da Scardanelli, archeologo ribelle. I Negromonte hanno fissato per Carnevale - un Carnevale di deliri tecnologici e di martellamenti mediatici - il regolamento dei conti con l'opposizione. Mentre la citta scricchiola lugubremente, martoriata dagli interventi ricostruttivi di Eternapoli, squadracce di esecutori circolano mascherate tra la folla accecata dagli slogan. Una barca aspetta sul mare un piccolo gruppo di fuggiaschi. Ma esiste una vera possibile salvezza?