“Uno degli effetti della vittoria che i dominanti hanno conseguito è stato di renderci ignari della nostra sudditanza.”
Negli ultimi cinquant’anni si è compiuta una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei governanti contro i governati. Dai birrifici del Colorado alle facoltà di Harvard, ai premi Nobel di Stoccolma, Marco d’Eramo ci guida nei luoghi dove questa sedizione è stata pensata, pianificata, finanziata. Di una vera e propria guerra si è trattato, anche se è stata combattuta senza che noi ce ne accorgessimo. La vittoria è tale che oggi termini come “capitalisti”, “sfruttamento”, “oppressione” sono diventati parolacce e “ci è più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo”. La rivolta dall’alto contro il basso ha investito tutti i terreni, non solo l’economia e il lavoro, ma anche la giustizia, l’istruzione: ha stravolto l’idea che ci facciamo della società, della famiglia, di noi stessi. Ha sfruttato ogni crisi, tsunami, attentato, recessione, pandemia. Ha usato qualunque arma, dalla rivoluzione informatica alla tecnologia del debito. Insorgere contro questo dominio sembra ormai una stramberia patetica. E tale resterà se non impariamo da chi continua a sconfiggerci. “Il lavoro da fare,” scrive d’Eramo, “è immenso, titanico, da mettere spavento. Ma ricordiamoci che nel 1947 i fautori del neoliberismo dovevano quasi riunirsi in clandestinità, sembravano predicare nel deserto, proprio come noi ora.”