Al centro di questo libro sono gli effetti della globalizzazione sul lavoro
femminile, e soprattutto su certe tipologie di lavoro che le donne occidentali
non vogliono più fare. Quello della tata, della collaboratrice domestica, dell’aiuto
per persone anziane e inferme. Lavori svolti da donne che hanno lasciato a casa
i propri bambini per poter garantire loro un futuro migliore e alle quali viene
chiesto di occuparsi dei nostri figli esattamente come noi faremmo. Donne dalle
quali si pretende molto salvo poi sviluppare istinti di gelosia perché il
figlio si è affezionato troppo a loro. Donne tiranneggiate, vessate, sfruttate
spesso purtroppo proprio da altre donne. Perché il punto è proprio qui: nella
battaglia per la parità e il diritto all’autoaffermazione, il femminismo ha
perso. Dietro ogni donna in carriera non c’è condivisione dei compiti. Gli
uomini si sono ben guardati dal dividersi tra casa e lavoro. Dietro ogni donna
affermata c’è invece un’altra donna, dea ex machina che lava, pulisce e
riporta ordine in casa e tranquillità in famiglia.
Questa raccolta di saggi descrive il fenomeno, indagando nelle pieghe della vita
delle nuove "donne globali", negli effetti spiazzanti sui loro legami
familiari, negli ibridi transculturali che ne derivano, puntando il dito contro
un capitalismo che non si accontenta più dello sfruttamento dei beni materiali,
ma pretende di fare commercio dell’affetto, della cura e dell’amore.