"La maestra Emanuela spiegò in classe com'è fatto un orso, come respirano i pesci e che versi fa la iena di notte. Inoltre, appese in aula svariate figure di bestie e anche di uccelli. Quasi tutti i bambini la prendevano in giro, visto che in vita loro non avevano mai visto un solo animale. Molti di loro, poi, non erano per niente convinti che al mondo ci fossero altri esseri. Per niente. Quanto meno nei nostri paraggi. A parte il fatto, dicevano, a parte il fatto che in tutto il paese questa maestra non era ancora riuscita a trovare qualcuno che accettasse di diventare suo marito, e per questa ragione, dicevano, lei aveva la testa piena di volpi e passerotti: semplici trovate, che la gente s'inventa solo per solitudine.
Solo il piccolo Nimi, a forza di sentire la maestra Emanuela, aveva cominciato a sognare animali, la notte. Tutta la classe lo prendeva in giro quando arrivava e per prima cosa la mattina si metteva a raccontare delle sue scarpe marroni che, ferme davanti al letto, la notte, nel buio, si trasformavano in altrettanti istrici che scorrazzavano per la sua stanza ma che la mattina, appena lui apriva gli occhi, tornavano improvvisamente a essere un paio di scarpe davanti al letto."
Un villaggio senza nome e senza animali: non un gatto sui tetti, non una mosca che ronza o un grillo che canta nei prati intorno. Quando i bambini fanno domande i grandi cambiano discorso. Cosa è accaduto? Un giorno Mati e Maya vanno alla ricerca del mistero. Nel folto del bosco scoprono la verità.