Per uscire dalla malinconia e dalla paranoia, dal clima freddo di Parigi e da una caduta con la faccia dentro il fango lei non ha che due mezzi: la scrittura e l'amore. Capita giusto a proposito allora quest'incontro con Felix, un uomo un po' bizzarro, l'aria trasandata, un forte odore maschile addosso e due occhi blu che cambiano col colore del cielo. Sì, ma lei è anche sposata con Serge che fa
lo psicanalista. Suo marito lei lo ama, le piace, e spesso
– quando lui c'è – lo sta a sentire, le piace anche sentirlo parlare. Allora sarebbe meglio starne alla larga da Felix. Però poi ci sono certi incontri casuali, e c'è una passeggiata in un parco, un freddo pomeriggio, e c'è questo pazzo
di Felix che quando fa l'amore le fa dimenticare tutto,
le fa dimenticare di essere un casino emotivamente e fisicamente, e di colpo tutto le sembra semplice e chiaro. Si sente attratta come una calamita e allo stesso tempo spaventata, turbata. C'è poi il fatto che i giornali parlano di uno psicopatico che ha ucciso delle donne proprio
nel quinto arrondissement, il quartiere dove lei vive.
A pensarci bene, le ragioni per cui ne è attratta sono le stesse per le quali dovrebbe diffidarne: Felix è un uomo ipersensibile, troppo emotivo, umorale, sposato anche lui, e padre di due figlie, e soprattutto incline a inquietanti racconti sulla propria infanzia infelice. Quando lei ne parla con le sue amiche, è un coro di allarmi. Lei si sente sempre più impaurita e irretita, perché la passione è come una droga e quando ti entra nel sangue non puoi più tirarti indietro, e l'amore è duro certe volte, e fa sballare
il cuore, e gli amanti spesso si ritrovano un po' a pezzi, il desiderio diventa anche rabbia e avversione, e lei comincia a temere il peggio.
Dentro la cornice plumbea di una Parigi invernale un uomo e una donna si studiano come bestie nella giungla, misurando le mosse dell'attrazione fisica e dell'aggressione, restituendoci l'emozione e la sensazione che essere quello che siamo sulla faccia della terra è un'occupazione fascinosa e terribile, sempre a un passo dalla più generosa delle follie.