La proposta di Mieli, illustrata nel libro e sperimentata in prima
persona con coerenza estrema, è un’utopia da vivere, partendo dal
presupposto che la liberazione dell’eros nelle sue forme neglette e
represse è il solo serio antidoto al predominio mortifero della Norma e del
capitalismo. Si tratta, dice Mieli, di aprire una breccia nella psiche
mutilata dalla dittatura della normalità per lasciar emergere la
transessualità sepolta in ciascuno di noi, "l’ermafroditismo
originario e profondo di ogni individuo". Questa opera di liberazione
è alla base di un percorso di dissolvimento e ricomposizione dell’identità
umana che mira al conseguimento di una nuova soggettività androgina e
pansessuale. Temi di questo genere, cari anche a certa fantascienza, fanno
di Mieli un anticipatore di molti successivi studi e riflessioni che, a
partire dagli anni ottanta, hanno rimesso in gioco le categorie della
sessualità in nome di una visione creativa dei concetti di genere,
orientamento e identità sessuale. La ricetta di Mieli era impossibile, ma
il suo orizzonte di pensiero è ancora oggi, anche più di ieri, in sintonia
con linee di evoluzione culturale e sociale che vanno verso il superamento
dei dualismi e degli interdetti di tradizione.
A conferma di questo fatto, la nuova edizione di Elementi di critica
omosessuale, a cura di Paola Mieli e Gianni Rossi Barilli, include in
appendice saggi di Teresa De Lauretis, Simonetta Spinelli, Tim Dean, David
Jacobson, Christopher Lane e Claude Rabant: studiosi di diversa estrazione e
diverse nazionalità che hanno trovato stimolante l’incontro con Mario
Mieli.