Cosa: Mattia Vusso, sei anni, viene investito mentre cerca il suo pupazzo, una medusa rossa fatta all’uncinetto. Qualche giorno dopo, sua madre scompare per sempre.
Quando: Diciotto anni fa la tragedia Vusso; oggi, prima quindicina d’agosto, tempo di vacanze per tutti (o quasi).
Dove: Bagni L’Ultima Spiaggia di Varazze, stabilimento vecchio stile gestito da Oscar Fatali, sessantenne panzuto che, in crisi di mezz’età, ha lasciato Brianza e famiglia per trasferirsi al mare con una velina di provincia.
Chi: Fortuna Fatali, trentaquattro anni, figlia di Oscar e portatrice instabile di sindrome dell’impostore, in nome della quale ha seppellito i suoi sogni e aperto un’agenzia investigativa con la madre Fiona, ex magistrato in pensione (sì, è volitiva, prevaricatrice e invadente).
È Fortuna a ritrovare il pupazzo di Mattia, lasciato sotto il suo ombrellone: chi ce l’ha messo? Perché? E se non si fosse trattato di un incidente? Affiancata da un improbabile Watson – Geremia, bagnino un tempo fighissimo –, sarà proprio lei a indagare sul caso (sempre che ne esista uno): un’occasione per dimostrare (a se stessa) di esserne capace e liberarsi finalmente del giogo materno. Perché a volte per risolvere un mistero ci vuole un po’ di gossip, spirito d’osservazione e qualcuno che ti faccia battere il cuore nei momenti sbagliati.
Un’investigatrice con la sindrome dell’impostore.
Un bagnino affascinante anche con la pancetta.
Un non caso da risolvere.
Il folgorante esordio che tinge l’estate di giallo.
«Dove hai messo la medusa?»
«In camera di Fausto.»
«E cosa vuoi farci?»
«Penso che voglio indagare.»
Ormai l’ho detto, e se non risolvo il caso ci faccio una colossale figura di merda.
Geremia si gira verso di me e mi dice, serio: «Ti voglio aiutare. Sia chiaro: tu sei la mente, io voglio solo assisterti. Considerami il tuo Watson.»
Sto zitta per un po’, poi faccio un cenno di assenso.
Non so se è perché ho davvero bisogno di una mano, o solo perché vorrei avere Geremia più vicino. I vecchi vizi sono duri a morire.