Al volgere del XX secolo, l'imperialismo britannico è ancora estremamente vitale e l'India è immersa nella povertà, logorata dal tributo di sangue, fatica, lacrime e sudore. Poi si presenta sulla scena Gandhi. L'individuo che avrebbe cambiato il destino di un Paese, esercitando la sua influenza sul mondo intero, era un ometto dal fisico cagionevole, ma aveva dentro di sé una forza d'acciaio. Anche quando si presentava nudo nel suo perizoma, emanava fascino e suscitava sacro rispetto. Parlava in modo semplice, diceva solo l'essenziale e avvinceva per la sincerità. Fu molto criticato in vita da chi temeva si vedesse in lui un santo o un eroe, da chi non condivideva l'insistenza sulla dimensione religiosa ed etica della politica, da chi non comprendeva le potenzialità di questa strana miscela di ascetica spiritualità e pratica concretezza. Si è variamente interpretata la sua complessa personalità, considerandolo ora un martire cristiano, ora un leader secolarizzato; ogni epoca, ogni biografo, ogni storico ha avuto il suo Gandhi. Resta il fatto che l'India ebbe fiducia in lui, per milioni di indiani egli era l'incarnazione della verità e possedeva lo straordinario potere di rendere possibile l'impensabile; e furono con lui personaggi come Nehru e Tagore, che gli diede l'appellativo di Mahatma, ‟grande anima”. Nei tanti dubbi e incertezze, di una cosa Gandhi era convinto, ossia che la non violenza e l'amore erano i soli strumenti per resistere al governo britannico e dare l'indipendenza al suo Paese. Christine Jordis, amante dell'India e affascinata dalla personalità di Gandhi, cerca in questa biografia di esplorare il segreto del fuoco interiore e dello straordinario paradosso di chi, ponendo l'accento sulla dimensione della natura e dello spirito, ha di fatto inventato una modernità alternativa.