Uno scrittore decide di scrivere un libro sul giorno in cui è stata
sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. Si intitola Il giorno in cui
il mondo finì ed è centrato sull'idea di descrivere cosa stessero
facendo alcuni scienziati nucleari nell'esatto momento in cui avveniva la
catastrofe. Attraverso una corrispondenza con i tre figli dell'ormai defunto
Felix Hoenniker, il premio Nobel che ha costruito la bomba, lo scrittore
descrive il suo ritratto. Apprendiamo così che, proprio in quel giorno fatale,
il dottor Hoenniker era riuscito a risolvere un gioco che lo stava impegnando da
un bel po' e che la notte della sua morte, avvenuta anni dopo, stava
trafficando in cucina con dei pezzetti di ghiaccio: aveva trovato il modo per
far ghiacciare l'acqua ad alte temperature. Questa sua invenzione è, in
realtà, un'arma micidiale, capace di congelare ogni forma di vita sulla
Terra. I tre figli cercheranno di utilizzare quest'ultima scoperta paterna.
Ognuno imbocca la sua strada. Scoprire cosa faranno delle loro vite costituisce
la seconda parte del romanzo. Salutato al suo apparire, nel 1963, da Graham
Greene come "uno dei tre migliori romanzi dell'anno scritto dal più
bravo scrittore vivente", Ghiaccio-Nove è l'opera di Vonnegut
più letta e amata dalle giovani generazioni. È un libro che contesta quasi
ogni aspetto della nostra società attraverso la parodia e l'artificio che,
visto il mondo apparentemente privo di senso in cui ci muoviamo, sembra essere
uno dei pochi modi con cui descriverlo.