Questo romanzo racconta la cosa più importante che ci si. E' la storia di un giovane uomo in tre periodi diversi e non conciliati della sua esistenza.
Nella prima parte è un seminarista silenzioso.
Vede i conflitti sotterranei fra i religiosi del seminario, inventa liturgie trasognate, percorre incendi grandiosi e teologie agghiaccianti. Il suo occhio aurorale si lascia impregnare dalla devastante bellezza e desolazione del mondo.
Nella seconda parte è un attivista rivoluzionario.
Si sposta da un paese all'altro per tenere comizi, si accompagna a un gruppo sgangherato di fiancheggiatori, insegue seduttori di vedove tatuati di falce e martello, ascolta l'incredibile storia dell'imbalsamatore di Lenin, prosegue il viaggio fino al disastro personale ed epocale.
Nella terza parte è uno scrittore inedito. Un editore lo corteggia e lo respinge, gli affibbia un biografo moribondo, lo incita alla distruzione della sua opera come forma geniale di pubblicazione.
Scritto in poco meno di quindici anni, una lunghissima attesa costellata di continui rifiuti editoriali, "Gli esordi" è un romanzo formidabile. Per questo libro possono essere chiamate in causa senza imbarazzo categorie allo stato puro come poesia, comicità, tragedia. Il lettore porterà sempre con sé immagini indimenticabile, immerse nella vertigine luminosa di una lingua semplice.
Ma Moresco racconta anche trent'anni di vita italiana, dagli anni sessanta a oggi: il cattolicesimo, i gruppi rivoluzionari, la società dell'immagine sono narrati dal punto di vista di un individuo disarmato, irriducibile nell'affrontare le opzioni fondamentali che la comunità offre ai singoli, alle persone che nella vita inseguono ostinatamente la cosa più importante che ci sia: la messa in gioco senza riserve della propria vocazione.