Tutto avviene nella notte del 20 agosto 2007. Il luogo è Gorgo al Monticano, nel cuore della Marca trevigiana, ma la ‟scena” è in realtà quella del Nord più profondo. Due anziani coniugi, custodi di una grande villa, vengono sorpresi nel sonno da banditi che li uccidono brutalmente dopo averli torturati per costringerli ad aprire la cassaforte. Il delitto è orrendo, bestiale. Il paese è sconvolto, ma è l’intero Nordest a ritrovarsi profondamente scosso. A Roma, il governo guidato da Romano Prodi vara provvedimenti straordinari.
Mentre le polemiche si fanno roventi, con la Lega che rilancia le ronde padane a presidio del territorio, si giunge all’arresto di tre sospetti. Sono un ragazzo romeno di vent’anni, che lavora nell’azienda del proprietario della villa, e due albanesi, Artur Lleshi e Naim Stafa, irregolari, pregiudicati, fuori in anticipo grazie all’indulto varato l’anno prima dal Parlamento: i personaggi ideali per scatenare un’ulteriore ondata di rabbia e per radicare ancor più il senso di minaccia in tutto il paese.
Il libro di Gianfranco Bettin è un corpo a corpo narrativo che restituisce i fatti e l’atmosfera che li ha resi possibili. È racconto del luogo e dei mutamenti che ne hanno stravolto i connotati culturali, economici, sociali. Ed è analisi delle emozioni profonde di una comunità in cui spicca la figura del figlio dei coniugi uccisi, persona per bene, priva di pregiudizi verso gli stranieri, capace di pietà verso la madre del ragazzo romeno e perfino verso l’assassino Lleshi, che si suiciderà in carcere per il rimorso: un ‟apolitico” che però alla fine dichiara, in modo esemplare, di aver sentito la Lega come il solo partito capace di stargli vicino.