Dopo un lavoro più che ventennale, esce la nuova traduzione integrale de I
fiori del male di Charles Baudelaire ad opera di Antonio Prete,
intellettuale salentino, docente di letteratura comparata presso l’università
di Siena, coordinatore del dottorato di Comparatistica e traduzione letteraria,
critico, traduttore e prosatore. La nuova traduzione è condotta sul testo,
riportato a fronte, proposto da Claude Pichois nella leggendaria collana
francese della Pléiade di Gallimard, edito nel 1975 sulle importanti
valutazioni di Jacques Crépet e Georges Blin. Il canzoniere di Baudelaire
apparve una prima volta a Parigi nel 1857, guadagnandosi subito un atto di
sequestro e una condanna per oltraggio alla pubblica morale e decenza. Il clima,
e la giuria, era quello del processo al Flaubert di Madame Bovary. Il
testo, epurato, tornò in vendita, e poi, in seconda edizione, nel 1861, con l’architettura
voluta dall’autore, che morirà, quarantaseienne, nel 1867, diventando
immediatamente un mito per la generazione dei "maledetti" e per la
poesia contemporanea.
I fiori del male spalancano l’orizzonte contrastato della modernità e
brillano, insieme, della luce composta e conturbante del classico. Con
disponibilità, Prete ci conduce nelle pieghe ammalianti del suo Baudelaire.
Ascoltiamolo.