Come in un romanzo, abbiamo un protagonista e molti personaggi che agiscono con lui, intorno a lui, malgrado lui e contro di lui. Il ruolo di protagonista è quello dell'Editore, Giulio Einaudi: "La felicità che l'Editore perseguiva era di una speciale qualità langarola, insieme terragna e umbratile, di lunghe radici e leggera come una foglia". Diceva: "Editoria è conoscenza degli uomini". E infatti ecco girare intorno a lui, come a un grande seduttore, i molti uomini e le molte donne che hanno fatto memorabile una lunga stagione della cultura italiana: Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Italo Calvino, Carlo Emilio Gadda, Elio Vittorini, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Elsa Morante, Paolo Volponi, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Gianfranco Contini, Pier Paolo Pasolini. Ernesto Ferrero entra come addetto stampa nella sede di via Biancamano nel 1963 e partecipa alla costruzione del mito-Einaudi. In questo racconto tuttavia è presente come l'osservatore, l'attento memorialista, il narratore che sbozza ritratti memorabili, studia amicizie e inimicizie, mette a fuoco snodi storici. Ci restituisce insomma il clima della "bizzarra tribù", i rapporti interni, le relazione esterne, il sentore del mondo e il sentore di officina che fa materializzare pensieri e intuizioni in opere e opere in altri pensieri e, soprattutto, in un gusto del fare libri (e di venderli) che ancora è vanto della casa editrice torinese. I migliori anni della nostra vita è a suo modo un libro epico, e come tutti gli epos si porta appresso un valore di esemplarità cui le nuove generazioni hanno diritto di accedere.