La psicoanalisi ha modificato in maniera permanente il modo in cui in tutto il mondo gli uomini e le donne interpretano se stessi e gli altri. Eppure, nonostante gli innumerevoli studi, a tutt’oggi manca una sua storicizzazione. È come se venisse meno lo schema di riferimento sociale, culturale e intellettuale per comprendere un fenomeno così fondamentale. Una storia della psicoanalisi non può accontentarsi della biografia di Freud o della storia della psichiatria o della cultura viennese, ma deve spiegare, innanzitutto, l’intensità dell’attrazione esercitata e l’ampiezza della sua influenza. Segreti dell’anima copre questo vuoto, muovendosi su diversi piani – storico, filosofico, sociale, culturale, politico –, attingendo a una vasta base documentaria e raggiungendo una grande libertà di sguardo e un raro acume teorico.
Zaretsky indaga gli effetti della psicoanalisi sui modi di concepirsi degli individui che le si rivolgono o ne intercettano gli strumenti o, ancora, ne accolgono e ne ricavano, in un’eco magari lontana, un certo ‟stile” di approccio a se stessi e al mondo. La psicoanalisi è ‟la prima grande teoria e pratica della vita personale”: un’esperienza di singolarità e di interiorità collocabile in uno specifico momento storico e fondata nei moderni processi di industrializzazione e urbanizzazione, oltre che nella storia della famiglia. Zaretsky non manca di interrogarsi sul ‟dopo”, sul destino della psicoanalisi oggi e ancor più sul destino di quelle forme di esistenza individuale che essa aveva accompagnato, talvolta creato. Il grande progetto di emancipazione della psicoanalisi diventa così una cartina di tornasole rispetto all’intero spettro di espressioni di una società come la nostra, che si sente e si interpreta come una società in crisi, in caduta verso nuove forme di assoggettamento e in preda a più forti strategie di potere.
Un libro che coniuga il rigore della documentazione storica all’ampiezza di sguardo, alla microstoria, alla storia delle idee, alla storia materiale, alla storia della cultura ‟alta” e popolare, ma anche all’inquietudine politica, al gusto dell’impegno fortemente contemporaneo, alla consapevolezza di una posta in gioco che è teorica e insieme pratica, alla sensibilità che sa cogliere in ogni vicenda epistemologica le necessità del potere e le occasioni di forme nuove di vita individuale e collettiva.