Ventisette milioni di persone lavorano a costo zero per produrre la ricchezza e il benessere di pochi. Sono i nuovi schiavi. Uomini, donne, vecchi e bambini. Sempre in moto, in ogni angolo di mondo. Nel profondo dell'Amazzonia trasformano in carbone il verde delle grandi foreste; nell'Africa musulmana vivono e muoiono nelle case dei mori; nei bordelli di Bangkok si consumano di Aids; nelle campagne del Punjab si sfiancano a costruire mattoni di creta; in insospettabili case di Parigi, Londra, New York si piegano ai più degradanti mestieri domestici. Anch'essa frutto della nuova economia globale, la nuova schiavitù del debito rimpiazza la schiavitù di sangue: invece del colore della pelle, della religione, della razza, oggi è la miseria a determinare la più terribile delle rapine, quella della vita stessa. Spacciandosi per turista, zoologo o quant'altro, un giovane studioso, militante di Anti-Slavery International, ha ridato ai nuovi schiavi un nome e una voce, mettendo a nudo l'intreccio di economia, cultura e violenza che governa le dinamiche della nuova sopraffazione umana. Questo libro è la testimonianza appassionata e precisa di tutto questo, ma è anche il resoconto dei modi che le organizzazioni antischiavistiche hanno elaborato per porvi fine.