Speciale: Abel. Il ritorno di Alessandro Baricco al romanzo
Un contributo originale di Baricco sulla nascita del libro, interventi di Alessandro Mari, video e molto altro. Uno speciale in progress dedicato ad Abel. Dopo oltre 8 anni da...
Piero Cavallero è stato il protagonista di una vicenda che fu celeberrima negli anni sessanta. Figlio di uno dei quartieri più proletari della Torino operaia, giovane carismatico e politicizzato, comunista e ancor più a sinistra dei comunisti, Cavallero divenne il rapinatore di banche più famoso d’Italia. Fu catturato nel corso della sua ultima rapina, in una caccia all’uomo spietata e tragica, durante la quale per le vie di Milano ci furono diversi conflitti a fuoco, il ferimento di decine di persone e la morte di tre passanti. Ma dietro questo scenario, che a posteriori sembra quello di un western o di un poliziesco americano, c’è un pezzo di storia d’Italia. Dietro a Cavallero c’è una generazione che aveva visto esaurirsi la carica della lotta partigiana nel perbenismo dell’Italia democristiana. E dietro alla violenza metropolitana della banda di rapinatori si scorge il profilo della lotta armata che verrà. Nel 1968, il giornalista Giorgio Bocca, anche lui arrivato dal Piemonte a Milano per lavorare al “Giorno”, comincia la sua inchiesta su Cavallero “come non t’aspetti. Con Anita, la moglie del bandito. È riuscito a farsi aprire la porta. A differenza degli altri giornalisti, che non hanno bussato, e non ci hanno parlato”, come puntualizza Piero Colaprico nella prefazione che accompagna questa nuova edizione. Perché Bocca è prima di tutto un grande cronista, e da cronista affronta senza paura e senza moralismo le questioni spinose che la vicenda di Cavallero poneva al paese: “Cavallero è il figlio anomalo, se volete, ammalato, di una rivoluzione fallita e di una generazione frustrata, il figlio di una periferia operaia che mancò la rivoluzione operaia e che ha visto degradarsi in conformismo burocratico lo slancio della guerra partigiana”. Un fulminante profilo giornalistico e un gioiello di storiografia in presa diretta, ma anche un’inchiesta sul campo, da cronista investigativo. Un piccolo grande libro di Giorgio Bocca.
“Cavallero è il figlio anomalo, se volete, ammalato, di una rivoluzione fallita.”
Un piccolo gioiello del grande cronista Giorgio Bocca: la storia in presa diretta della banda Cavallero, a metà strada tra guerra partigiana e lotta armata eversiva.
Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …