“Un’amena vallata del New England, un onesto agricoltore orgoglioso della sua famiglia e della sua terra, una vita di duro lavoro, certo, ma anche di quieta serenità. Una sorta di agreste Giardino dell’Eden dal quale il Purgatorio caotico, frenetico e venefico della Rivoluzione Industriale appare addirittura più remoto della faccia oscura della Luna.
Prospettiva mortalmente sbagliata. In questo prodigioso apologo dell’ignoto, la minaccia, il nemico, il mostro arriva da molto, molto più lontano della faccia oscura della Luna. Arriva, ancora una volta, da quegli ‘ignoti golfi di tenebra dove le cose non sono come qui’. E l’assalto che l’entità senza volto e senza forma sferra contro la natura che circonda l’uomo e contro la natura stessa dell’uomo assume tutte le configurazioni di un arcano e inconcepibile Inferno.
Non è quindi un caso che intere generazioni di autori dell’inquietudine successive a Howard Phillips Lovecraft, leggendario maestro del gotico, continuino tuttora a trarre ispirazione da Il colore dallo spazio. Non è certamente un caso che l’intera narrativa della ‘fantascienza d’invasione’ continui tuttora ad attingere da Il colore dallo spazio. Non è infine un caso che, nella sempre più vasta terra di mezzo tra soprannaturale e gotico, fantascienza e horror, grottesco e weird, il capolavoro dei capolavori rimanga proprio Il colore dallo spazio.”
Alan D. Altieri.
Tratto da “Il dominatore delle tenebre” pubblicato da Feltrinelli. Numero di caratteri: 87.319