Mehring è un afrikaner di mezza età che ha acquistato una fattoria nei pressi di Johannesburg per trascorrervi il tempo libero dagli affari. Qui si verificano episodi di violenza, omicidi e aggressioni, disastri quali incendi o inondazioni, qui si tocca con mano la miseria dei poveri, ma per lui la sola cosa che conti è continuare indisturbato la vita del gentiluomo di campagna. La vita che reputa adatta a un autentico farmer, a un bianco soddisfatto di sé e della propria ricchezza, anche se in fondo si comporta da colonialista, che per senso di superiorità razziale e sociale non si preoccupa di chi stia peggio. Da buon conservatore ama le sicurezze derivanti dalla natura e dalla terra, come dal sistema dell'apartheid. È un individuo solitario, isolato fisicamente nel veld e chiuso mentalmente a ogni preoccupazione pubblica, un divorziato che si è alienato il figlio idealista, con un'amante sfuggente e con lavoratori su cui fa affidamento ma che restano per lui distanti, come il capomandriano Jacobus. Tramite la sua figura, in un romanzo simbolico e di valenza universale, Gordimer rappresenta il declino di una civiltà fondata su razzismo e ingiustizia, ma lo fa affidando il proprio messaggio critico al filtro dello sguardo dei personaggi. In un racconto ora in terza ora in prima persona, con una serie di salti temporali e flussi di coscienza, si delinea la psicologia di quanti osservano con apprensione i cambiamenti in atto per timore di perdere i propri privilegi. Senza esprimere un giudizio esplicito, Gordimer lascia al lettore il compito di tirare le fila e la libertà di interpretare i fatti. Mentre sullo sfondo si staglia la folgorante bellezza del paesaggio del Transvaal. .