In ricordo di Antonio Tabucchi
Il 25 marzo 2012 moriva a Lisbona Antonio Tabucchi.
È vero, raccontare è un gioco e io, lo ammetto, amo molto giocare. Il gioco mi ha sempre tentato; ma in questo momento il gioco che più mi tenta è quello del Rovescio. E gli altri giochi che esso si porta appresso, naturalmente. Perché ci sono svariati giochi in questo libro, tutto sta nel lasciarsi tentare. Ma quello che importa è che tutte le sue variazioni, tutte le sorprese, i rischi e le audacie aprono strade che si dirigono verso un obiettivo finale, verso l’individuazione di un’unità contraddittoria. Inquietano e allarmano. Seducono. Sono illuminazioni che portano alla scoperta più profonda o più sottile, e che ci possono lasciare davanti a una bicicletta – personaggio che, carico di passato e di mistero, attraversa I pomeriggi del sabato – oppure condurci sull’orlo di un volto esorcizzato: un buco ritagliato in una fotografia. Detto questo, e di fronte a tutto il resto che questo libro mi offre, trovo conferma a una vecchia convinzione: che non c’è gioco gratuito neppure nei giochi dei bambini, che sono cose fin troppo serie, come gli psicologi insegnano. E tantomeno in letteratura, perché in essa non esiste maestro o croupier che la comandi. No, nell’avventura della scrittura non c’e mano che si alzi e che ordini: “Rien ne va plus, les jeux sont faits”. Ed è per questo che, dopo aver chiuso Il gioco del rovescio, tutto può prolungarsi da un altro capo e ciò che ora sto scrivendo può ricominciare in un altro modo.
José Cardoso Pires
(dalla Prefazione all’edizione portoghese)
Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, …
Il 25 marzo 2012 moriva a Lisbona Antonio Tabucchi.