Il figlio del narratore, Montano, è afflitto da una malattia letteraria che gli impedisce di scrivere, e questo dopo aver pubblicato un romanzo dedicato appunto agli scrittori che un giorno, per un motivo o per un altro, o per nessuno in particolare, hanno rinunciato alla scrittura. Il padre, Rosario Girondo, critico letterario, dà il nome del figlio a questo temibile male. Anche lui si sente affitto dal medesimo morbo: malato di letteratura, saturo di libri e citazioni, pensa e si esprime solo attraverso parole altrui. Nella sua mente si mescolano mal di Montano e morte, fino a quando il suo amico Tongoy, un perfetto sosia di Dracula, gli consiglia di sintetizzare le due questioni in una sola: la morte della letteratura. Segue quindi un’acuta riflessione sul probabile decesso della letteratura, e sulle possibilità per contrastare questa catastrofe, tentando magari di incarnarsi in essa, di diventarne la memoria vivente, di morire nella letteratura, di contrastare con tutti i mezzi coloro che vogliono la sua morte: i commerciali, gli amministratori, i direttori del marketing e altri. Se la prima parte del romanzo si presenta come diario intimo di Girondo, nella seconda il narratore confessa ai lettori l’artifizio: Montano, come la maggior parte delle vicende raccontate, non è mai esistito. Decide allora di dare seguito al suo proposito di diventare memoria vivente della letteratura scrivendo un dizionario della sua vita nel quale compaiano gli autori che lo hanno segnato, che compongono la sua identità. Ne derivano, ispirati a ciascuno degli scrittori citati, una labirintica serie di collegamenti, riflessioni personali e aneddoti dotti o fittizi, nei quali si delinea una passione intransigente per la ‟vera” letteratura. Amiel, Gide, Kafka, Mansfield, Michaux, Pessoa, Pavese, Valéry sono solo una parte della fantasmagoria di autori citati in questo delirio letterario dove il confine tra realtà e finzione è abbattuto.
Il mal di Montano è la vittoria della letteratura: grazie a essa, infatti, si può intravedere un’idea di sopravvivenza, una forma di salvezza, una possibilità di significato per la propria esistenza.