Il mal di Montano

di Enrique Vila-Matas

Il figlio del narratore, Montano, è afflitto da una malattia letteraria che gli impedisce di scrivere, e questo dopo aver pubblicato un romanzo dedicato appunto agli scrittori che un giorno, per un motivo o per un altro, o per nessuno in particolare, hanno rinunciato alla scrittura. Il padre, Rosario Girondo, critico letterario, dà il nome del figlio a questo temibile male. Anche lui si sente affitto dal medesimo morbo: malato di letteratura, saturo di libri e citazioni, pensa e si esprime solo attraverso parole altrui. Nella sua mente si mescolano mal di Montano e morte, fino a quando il suo amico Tongoy, un perfetto sosia di Dracula, gli consiglia di sintetizzare le due questioni in una sola: la morte della letteratura. Segue quindi un’acuta riflessione sul probabile decesso della letteratura, e sulle possibilità per contrastare questa catastrofe, tentando magari di incarnarsi in essa, di diventarne la memoria vivente, di morire nella letteratura, di contrastare con tutti i mezzi coloro che vogliono la sua morte: i commerciali, gli amministratori, i direttori del marketing e altri. Se la prima parte del romanzo si presenta come diario intimo di Girondo, nella seconda il narratore confessa ai lettori l’artifizio: Montano, come la maggior parte delle vicende raccontate, non è mai esistito. Decide allora di dare seguito al suo proposito di diventare memoria vivente della letteratura scrivendo un dizionario della sua vita nel quale compaiano gli autori che lo hanno segnato, che compongono la sua identità. Ne derivano, ispirati a ciascuno degli scrittori citati, una labirintica serie di collegamenti, riflessioni personali e aneddoti dotti o fittizi, nei quali si delinea una passione intransigente per la ‟vera” letteratura. Amiel, Gide, Kafka, Mansfield, Michaux, Pessoa, Pavese, Valéry sono solo una parte della fantasmagoria di autori citati in questo delirio letterario dove il confine tra realtà e finzione è abbattuto.
Il mal di Montano è la vittoria della letteratura: grazie a essa, infatti, si può intravedere un’idea di sopravvivenza, una forma di salvezza, una possibilità di significato per la propria esistenza.
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Enrique Vila-Matas

Enrique Vila-Matas (Barcellona, 1948) è autore di una vasta, provocatoria e personalissima opera narrativa, insieme intimista e sperimentale, elegante e sfrontata, che include romanzi, racconti, articoli e saggi. Feltrinelli ha …

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  • Marchio: FELTRINELLI
  • Data d’uscita: 9 Giugno 2005
  • Collana: I Narratori
  • Pagine: 270
  • Prezzo: 15,00 €
  • ISBN: 9788807016820
  • Genere: Narrativa
  • Traduttore: Natalia Cancellieri
La gran repubblica della letteratura. Intervista a Enrique Vila-Matas

La gran repubblica della letteratura. Intervista a Enrique Vila-Matas

‟Un giorno passerò in rassegna le molteplici e diversissime risposte che ho dato alla domanda sul perché io sia diventato uno scrittore. Proprio come Pessoa, che conteneva vari poeti molto diversi tra loro (i famosi eteronimi), io ho dato molte versioni sull’origine della mia vocazione. Suppongo che manchi ancora quella vera. Te la do adesso, se vuoi. Mi annoiavo molto d’estate a dover passare per forza la giornata in spiaggia con la mia famiglia. Decisi di separarmi da loro e andare a scrivere sotto un pino. Ciò mi dava almeno un po’ di libertà all’interno della reclusione, perché comunque non potevo allontanarmi dalla spiaggia. Starmene all’ombra e relativamente lontano dalla famiglia mi portò a scoprire la libertà e forse cominciai a sospettare che la scrittura era la libertà. Credo sia stata la scoperta più importante della mia vita”.

"Malato di letteratura, scrivo rubando parole". Intervista a Enrique Vila-Matas

Parlo con Vila-Matas e alludo alla sua scrittura onnivora che si alimenta di materiali culturali, o meglio gioca a creare con questi un rapporto ambivalente di scambio. Una narrativa che predilige il viaggio senza meta, al quale oppone l'avventura della letteratura, unica soluzione all'assurdo della vita; un testo senza inizio e senza fine, costellato di citazioni e frammenti, echi e risonanze di vari autori, reinventati o riscritti in una sorta di operazione cannibalesca e speculare. Lo scrittore mi confessa che ama i suoi libri che nascono senza una storia precisa poiché in questo caso è la scrittura a determinarla: "Non ricordo chi ha scritto che la neve sarebbe assai monotona se Dio non avesse creato i corvi. Cosa dire allora delle pagine bianche? Be’, che possono essere silenziose e terrificanti quanto noiose, ma per fortuna chi scrive ha i tenebrosi corvi neri della scrittura a ricordargli che ogni libro è un'avventura". Intimistica o sperimentale, la sua prosa esibisce un citazionismo letterario (nomi di scrittori, eteronimi, versi e frammenti prosodici, ecc.) che colloca l'autore tra i giovani protagonisti di una narrativa di ambito mitteleuropeo o panamericano. A buon diritto Vila-Matas è oggi l'esponente di un romanzo formato da un substrato metaletterario che apre simultaneamente le pagine di un'immensa biblioteca; non a caso l'omaggio a Jorge Luis Borges nell’opera dell’autore catalano è manifesto e ricorrente.