“Imparai, amore, che il tuo mistero non è nella legge che perpetua le speci”
Il secondo romanzo di Sibilla Aleramo, giunto a tredici anni dal suo discusso esordio Una donna, ripercorre alcuni eventi salienti della vita dell’autrice, la poliedrica figura paterna, la violenza subita e il matrimonio riparatore, la scelta necessaria quanto dolorosa di abbandonare il figlio per trovare se stessa. Ma accantona gli aspetti sociali tanto presenti nell’opera prima, per sviscerare stati d’animo e sentimenti, per confessarsi e testimoniare la centralità dell’amore nella sua vita come nelle sue opere. “Affermo me a me stessa: null’altro, null’altro! Oh, ma affermo tutto ciò di cui mi compongo, tutto che mi sta attorno e ch’io assorbo! Nulla va perduto. E quando anelo ad essere amata è ancora il mio amore per tutte le cose che chiede di venir riconosciuto, è il mondo che vuol essere abbracciato e cantato.”
Scrive Bruna Conti nella Postfazione: “Il passaggio è una rievocazione lirica nella quale si frantuma l’elemento narrativo, per permettere al documento di diventare canto, prosa poetica. […] Le vicende non vengono stravolte – anzi continuamente ne viene rivendicata l’autenticità e affermata la verità – ma si dilatano, grazie alla tensione lirica che Sibilla estorce a esse.”