Questi due volumi raccolgono scritti e interventi stesi da un critico militante lungo un ventennio. Se l'impegno diretto e a caldo ha imposto un'ottica di partecipazione ravvicinata, non ha tuttavia impedito di cogliere e di seguire via via alcune grandi linee nel loro svolgimento. Emerge così, come ipotesi primaria, il carattere esistenziale- fenomenico della ricerca nella seconda metà del Novecento, come risulta da movimenti quali l'informale storico e, più di recente, il cosiddetto informale "freddo" (Arte povera, Land Art, comportamento, ecc.). Un carattere che dapprima viene indagato con gli strumenti culturali tipici degli anni '50, tra cui in primo luogo la fenomenologia husserliana filtrata da Merleau - Ponty, mentre più di recente può essere posto in congiunzione con le teorie di McLuhan, che decretano la fine della Galassia Gutenberg e l'avvento dell'era elettronica. Contro queste successive ondate di forme "aperte," secondo la sempre utile e illuminante formula del Wolfflin, non mancano di disegnarsi le fasi di segno opposto volte a riaffermare le esigenze del "chiuso." dell'ordine e dei valori iconici (la Pop e la Op Art, o in genere l'attenzione all'oggetto). Oggi, poi, questo aspetto di ritorno al "formato" e al definito si allarga in un'ipotesi generale di rivisitazione sistematica dei dati accumulati in tutte le età precedenti.