La banalità del bene

Storia di Giorgio Perlasca

di Enrico Deaglio

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Enrico Deaglio

Enrico Deaglio (Torino, 1947) ha lavorato nei giornali, in televisione e nel mondo editoriale. Il più longevo dei suoi libri, La banalità del bene (Feltrinelli, 1991), è la storia di …

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  • Marchio: Giangiacomo Feltrinelli
  • Data d’uscita: 10 Luglio 2013
  • Collana: Universale Economica
  • Pagine: 160
  • Prezzo: 9,50 €
  • ISBN: 9788807883071
  • Genere: Tascabili
21 Marzo. Giornata mondiale contro il razzismo

21 Marzo. Giornata mondiale contro il razzismo

In occasione della Giornata mondiale contro la discriminazione razziale e per i tre anni dell’associazione Il Razzismo è una brutta storia, l’associazione, insieme alle librerie laFeltrinelli organizza in tutta Italia incontri sul tema delle discriminazioni.

Cernobbio, devastato il monumento a Perlasca

Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 febbraio 2003, abbattuto il cippo dedicato all'eroe che salvò migliaia di ebrei dagli stermini nazisti.

A Perlasca La Grolla d'oro

Il film Perlasca, un eroe italiano, diretto da Alberto Negrin, tratto dal romanzo di Enrico Deaglio La banalità del bene, ha vinto a Saint Vincent la prestigiosa Grolla d'oro.

Enrico Deaglio: Perlasca, quello scomodo gentiluomo fascista

Enrico Deaglio: Perlasca, quello scomodo gentiluomo fascista

Giorgio Perlasca è un eroe. Lo sanno tutti. L´ha consacrato perfino la tv con quel bel film interpetrato da Luca Zingaretti. Ma il riconoscimento è recente, recentissimo. Fino all´87, questo commerciante padovano fascista, ex volontario nella Guerra di Spagna che, nell´inverno 1944, a Budapest, riuscì a salvare dallo sterminio nazista più di 5.000 ebrei, spacciandosi per il console spagnolo, sfornando salvacondotti falsi, difendendo otto case rifugio, trovando cibo, strappando ragazzi ai treni della morte di Eichmann, questo "magnifico impostore" era stato ignorato da tutti. Eppure, come in parte ricorda in questa lettera amara, nel '45 aveva consegnato un rapporto su quel che aveva fatto ai ministri degli Esteri italiano e spagnolo, e più tardi aveva parlato con Giuseppe Pella, Alcide De Gasperi, con i liberali triestini. Aveva anche mandato il suo diario al Messaggero Veneto: nessuno gli dette retta.
Perlasca si chiuse in un riserbo naturale e risentito, che si sciolse solo quando alcune donne ebree ungheresi, ragazzine da lui salvate ai tempi della guerra, nell´87 lo rintracciarono con annunci sui giornali e poi lo fecero riconoscere "Giusto tra i Giusti" allo Yad VaShem di Gerusalemme. Sì, dopo l´hanno onorato l´Ungheria, gli Stati Uniti, e anche l´Italia lo fece cavaliere e gli attribuì il vitalizio della Legge Bacchelli. Ma cinquant´anni di silenzio, quando si va alla "deriva" e si fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, si sta in una casa misera e senza telefono, sono tanti. La rabbia che esprime questa lettera non deve né stupire, né togliergli un briciolo di onore, anche se usa frasi antipatiche.
Ne parliamo con Enrico Deaglio che Perlasca lo conobbe bene, accompagnandolo per due anni in giro per il mondo, e soprattutto scrivendo su di lui, nel 1991, un bellissimo libro, La banalità del bene.