La bellezza, l'anima e l'uno

di Plotino

“L’occhio non potrebbe vedere il sole se non fosse solare, né l’anima potrebbe vedere il bello se non divenisse bella”

Per Plotino la bellezza rappresenta un elemento imprescindibile di quello che possiamo chiamare il romanzo dell’anima: racconto drammatico e insieme meditazione filosofica che ha per oggetto la vita della psuché posta a mezzo e oscillante fra i due poli dell’intelligibile e della materia. I testi plotiniani si propongono come meditazione, come oggetto di studio, ma anche e soprattutto come modello di esercizio interiore, descrizione di un movimento vitale che l’anima deve far proprio: perché la vera vita è solo “lassù”, nel regno dell’essere, vita piena, variegata e seducente che ha in sé, in un grado più alto e più puro, le qualità che fanno bello il sensibile. Dal visibile all’invisibile, dal materiale all’immateriale, dalla dimensione dei corpi al regno della mente e del pensiero assoluti, dal dispiegamento del molteplice all’unità inscindibile: questo è il viaggio iniziatico cui i trattati plotiniani qui raccolti (Il bello, Il bello intelligibile e Il bene e l’uno) invitano il proprio lettore, questa è la traiettoria di una philosophia, di un “amore della sapienza” che, giorno dopo giorno, è esercizio e pratica di sé, impegno vitale e sforzo strenuo di accedere a un altro piano di coscienza e a una diversa forma di esistenza.
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Plotino

Plotino, filosofo greco (III sec. d.C.), fu il massimo rappresentante del neoplatonismo antico. Discepolo di Ammonio Sacca ad Alessandria d’Egitto, in seguito si aggregò alla campagna contro i Persiani dell’imperatore …

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