Un lungo viaggio nel cuore arcaico della Spagna, a bordo di un singolare veicolo: un carro funebre. Dani Mosca sta portando le spoglie del padre nel paesino dove era nato e cresciuto, e da cui partì per guadagnarsi da vivere. In una situazione che alterna malinconia a ilarità – l’invadente e logorroico autista ecuadoregno, lo squinternato comitato di accoglienza locale –, Dani ripensa a tutta la sua vita: il mestiere di cantautore e i primi tempi con il gruppo rock che non si faceva mancare gli eccessi di droghe e sesso, il vuoto lasciato da un amico perso tragicamente, il rapporto conflittuale con un padre pragmatico e autoritario, il grande amore della sua vita e il matrimonio ormai finito, i due figli che adora e l’ex moglie divenuta un’amica su cui poter contare. Al termine del viaggio, le radici ritrovate gli confermano che, comunque, la vita è altrove.
Un romanzo che si legge come una canzone, narrato da Trueba con ironia sottile e drammaticità calibrata, fornendo profonde riflessioni sul precario equilibrio tra desideri e realtà, tra sogni realizzati e laceranti delusioni.
Dall’autore di Quattro amici, un indimenticabile viaggio nel cuore profondo della Spagna: un romanzo sulla vita, sul valore dell’amicizia e su ciò che ci lasciamo dietro quando diventiamo grandi.
“La strada era una linea retta e grigia all’infinito che tagliava i campi su entrambi i lati. Campi che offrivano una tavolozza di colori con tutte le sfumature di giallo e ocra. Quel paesaggio acquistava una familiarità che associavo ai viaggi con mio padre.”