Quando nel marzo scorso viene approvata definitivamente la legge sulla fecondazione assistita, molti la giudicano come la peggiore legge d’Europa e forse del mondo. L’incapacità di tradurre in norme ragionevoli la rivoluzione della maternità artificiale ha prodotto una serie di assurdità e divieti che sta già pesantemente penalizzando gli aspiranti genitori e trasformando i medici e i ricercatori in potenziali criminali. Per capire come si sia potuti arrivare a questo pasticcio inaccettabile in un paese dove già ci sono cinquantamila bambini della provetta e dove esistono centinaia di centri, in alcuni casi all’avanguardia della ricerca, Chiara Valentini ha ricostruito una storia in buona parte ancora sconosciuta. In Italia, infatti, di fecondazione assistita si è parlato poco e male, anche per colpa di una stampa che ha puntato troppo spesso sui casi limite, sugli uteri in affitto, sulle mamme nonne, sui bambini costruiti su commissione. In questo libro invece si riparte dall’inizio, da quell’ospedale di Palermo dove vent’anni fa nasceva la prima bambina italiana della provetta. Nei primi capitoli, grazie anche a molte testimonianze di prima mano, si raccontano le storie delle madri-pioniere e i progressi spettacolari delle tecniche, ma anche gli imbrogli, favoriti dall’assenza di norme a tutela dei pazienti. Il vero Far West è stato quello delle donne usate per anni come cavie, delle rivalità fra i ‟maghi della provetta”, della pressione delle case farmaceutiche. Si ricostruisce a grandi linee l’interferenza crescente della Chiesa, l’incapacità dei politici di arrivare a una legge condivisa, le forzature della Commissione bioetica. Nella seconda parte parla soprattutto il popolo della fecondazione assistita e dei portatori di malattie genetiche. Investiti dal ciclone della nuova legge, molti hanno accettato di uscire dalla segretezza e dal riserbo finora prevalente. Storie e testimonianze portano alla luce figure finora ignorate e ormai fuorilegge: dai donatori di seme alle donne che con i loro ovociti permettevano ad altre donne di essere madri, agli uomini che accettavano la fecondazione eterologa delle loro partner.