“I ricordi erano una sorgente che avevo trovato spostando mucchi di foglie.”
Appena diciassettenne, Kimitake Hiraoka vede pubblicato su rivista il suo racconto La foresta in fiore, firmato con lo pseudonimo, destinato a diventare celebre in tutto il mondo, di Yukio Mishima. Tre anni dopo, lo stesso testo darà il nome a una raccolta la cui prima edizione andrà subito esaurita: è l’inizio di una straordinaria carriera letteraria, la cui eco non si è ancora spenta. Scritti durante la Seconda guerra mondiale, tra i sedici e i diciotto anni dell’autore, i cinque splendidi racconti qui riuniti ruotano intorno al desiderio che, sottile e struggente, si insinua nel cuore dei personaggi, si gonfia lentamente, infine esplode infrangendosi contro la forza dissacrante dell’ironia, tagliente in Mishima già in questi testi giovanili. Gli antenati, la tradizione, le antiche capitali, il mondo degli dei, i giovani amori travagliati, una sottile analisi introspettiva, la creazione di un mondo onirico e psicologico alternativo a quello reale rivelano già il tratto febbrile e solenne del grande scrittore, testimoniano sia nei contenuti sia nel ricercatissimo linguaggio classicheggiante una cultura letteraria di dimensioni insolite per uno scrittore così giovane; allo stesso tempo, ci aiutano a portare alla luce il rapporto libero e ludico con la poesia e la letteratura di un adolescente che si rifugiava in un mondo di sogni, per poi godere della gioia di materializzarlo nelle parole.