La morte di Virgilio

di Hermann Broch

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"Il vero tema del libro è la collocazione dell'artista nel mondo e nella storia: dell'uomo che non 'fa' come un essere umano, ma che 'crea' come Dio – quantunque solo apparentemente. L'artista è per sempre escluso dalla realtà ed esiliato nella 'regione vuota della bellezza'. Il suo giocare con l'eternità – e questo gioco ammaliante che chiamiamo bellezza – si muta nel 'riso che distrugge la realtà', il riso che scaturisce dall'intuizione terribile che la creazione stessa, e non solo il tentativo giocoso dell'uomo di farsi creatore, può essere distrutta. Con quel riso il poeta 'si abbassa al livello della massa', della cinica, degradante volgarità a cui era stato condotto nella sua lettiga attraverso i bassifondi di Brindisi… Poiché il divario tra 'non più e non ancora' non può essere colmato con l'arcobaleno della bellezza, il poeta è destinato a ricadere nella 'volgarità […] dove la volgarità giunge al suo punto più basso, nella letterarietà'. Da questa intuizione scaturisce al decisione che diviene il tema centrale della storia, la decisione di bruciare l'Eneide, di far 'consumare l'opera dal fuoco della realtà'… È in questo momento che entrano in scena gli amici, che cercano di impedire quelle che chiaramente sono solo delle allucinazioni febbrili di un uomo morente. A ciò segue il dialogo tra Virgilio e Ottaviano – uno dei brani più intensi e veritieri dell'intera storia della letteratura – che si conclude con la rinuncia a questo sacrificio." Hannah Arendt
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Hermann Broch

Hermann Broch (1886-1951), viennese di origine ebraica, figlio di un industriale tessile, si occupò fino ai quarant’anni dell’azienda di famiglia. Nel 1928 tornò all’università per riprendere gli studi di matematica, …

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