“Le parole hanno un padrone. E di socialismo si era impadronito lo stalinismo, rendendolo inservibile”
Lo sguardo acuto del creatore del grande investigatore privato Pepe Carvalho questa volta punta la sua lente d’ingrandimento su Mosca. Vázquez Montalbán percorre ogni angolo di quella che fu la capitale non solo di uno stato, ma anche di un’ideologia, di una visione del mondo, partendo dagli edifici e dalle vie, per tracciare in una prospettiva insolita il grande affresco di settant’anni di storia, dalla presa del Cremlino alla perestrojka. Una sull’altra si stratificano diverse città: la vecchia Mosca zarista travolta dalla rivoluzione, i sogni e le utopie architettoniche e urbanistiche delle avanguardie nei primi anni del nuovo regime, la monumentalizzazione del periodo staliniano, il grigiore degli ultimi anni. Vengono rievocati personaggi grandi e piccoli del comunismo sovietico, da Berija a Molotov, da Chruščëv a Radek, con una particolare attenzione al disastroso destino degli intellettuali russi negli anni venti e trenta. È come percorrere un labirinto guidati da un abilissimo cicerone che narra, per ogni edificio, per ogni via, per ogni piazza, per ogni stazione della metropolitana, fatti e misfatti della Mecca del comunismo, con distacco e ironia spesso feroce.