Il legame tra F. Scott Fitzgerald e Zelda Sayre è durato ventidue anni, e ha attraversato gli alti e bassi del successo letterario e dell’alcolismo di lui e della malattia mentale di lei. Questa selezione di lettere copre gli ultimi dieci anni del loro matrimonio, dal primo ricovero di Sayre alla morte di Fitzgerald a Hollywood, trasportandoci oltre l’immaginario che li vede come icone glamour, sempre alla moda e sopra le righe. Leggere la corrispondenza di questa coppia costretta di colpo alla separazione significa seguire due temperamenti artistici che affrontano la svolta più dura e inaspettata della vita. Leggerli mentre le loro lettere si intersecano al resto della corrispondenza di Fitzgerald – con parenti, amici
e medici, con il suo editor e con la figlia Scottie, che nel frattempo diventava adolescente – significa osservare i modi in cui un matrimonio in crisi lentamente si trasforma in materia romanzesca.
La parte inventata della vita è un montaggio che frammenta il discorso amoroso, ritaglia episodi, fruga ai lati, scorre sotterraneo all’intrecciarsi delle trame romanzesche. “Una volta eravamo una sola persona,” scrive F. Scott Fitzgerald alla moglie, “e sarà sempre un po’ così.” Non solo nella vita di coppia ma, come emerge chiaramente da questa corrispondenza, anche nella scrittura.
Un volume prezioso per ricostruire la vita di due personaggi unici, “belli e dannati”, che hanno incarnato appieno lo spirito degli anni venti e trenta del secolo scorso.
A cura di Sara Antonelli
“Ora capisco che quello che hai detto in
Tenera è la notte è vero. Che solo la parte inventata della nostra vita – la parte irreale – ha avuto un suo ordine e una sua bellezza.”
Gerald Murphy a F. Scott Fitzgerald, 1935
“…per somma ironia non siamo mai stati così disperatamente innamorati l’uno dell’altra in tutta la vita. Il liquore che ho sulla bocca per lei è nettare. Io stravedo
per le sue allucinazioni più sfrenate.”
F. Scott Fitzgerald alla Dottoressa Mildred Squires, 1932