Questo libro parla di popolazioni, risorse naturali e conflitti. Attraverso
il racconto di 25 "casi", disegna un mondo in cui si intrecciano crisi
ecologiche e movimenti sociali fornendo il quadro dei nuovi conflitti che sempre
più segneranno, in modo drammatico, il destino di questo secolo. Alcune storie
narrano le emergenze ambientali, come quella determinata dalla "crisi degli
incendi" che ha sconvolto il Sud-est asiatico qualche anno fa, quando il
fumo e lo smog di migliaia di incendi forestali hanno avvolto una regione
abitata da 75 milioni di persone. Altre storie descrivono alcuni movimenti
sociali di un genere nuovo, quelli delle popolazioni sfollate per far posto alle
dighe o perché avvelenate dagli oleodotti. Sono i cosiddetti "rifugiati
ambientali": i contadini e i pescatori del fiume Mun, in Thailandia, per
esempio. Qui una diga ha distrutto la vita del fiume, la pesca e l’agricoltura.
La popolazione in rivolta ha invaso cantieri, si è accampata lungo il fiume, è
scesa a Bangkok, mobilitando a suo sostegno un ampio movimento di opinione
pubblica urbana. Si pensi anche agli abitanti della valle di Narmada in India,
dove un complesso di grandi dighe ha stravolto la vita di un milione di persone,
private delle basi materiali della sopravvivenza, di un modo di vita e di un
sistema di relazioni sociali. Nei primi anni novanta, il Movimento per la
salvezza del Narmada ha costretto la Banca mondiale a ritirarsi dal progetto e
ha messo in luce l’altissimo costo umano delle cosiddette "opere di
sviluppo". C’è poi il caso della Birmania, dove i militari hanno raso al
suolo interi villaggi per allestire un gasdotto costringendo la popolazione ai
lavori forzati, finché sfollati e sindacalisti si sono rivolti a un tribunale
degli Stati Uniti per denunciare la complicità della compagnia Unocal: è stata
la prima causa legale a mettere in relazione lo sfruttamento di una risorsa
naturale ai diritti umani. Forse resterà unica. Il movimento di Cochabamba, in
Bolivia, rappresenta invece il caso di una battaglia vittoriosa: la Banca
mondiale suggerisce di privatizzare la distribuzione dell’acqua, la
cittadinanza entra in rivolta, il governo è costretto ad annullare il contratto
con una grande multinazionale.