Speciale: Abel. Il ritorno di Alessandro Baricco al romanzo
Un contributo originale di Baricco sulla nascita del libro, interventi di Alessandro Mari, video e molto altro. Uno speciale in progress dedicato ad Abel. Dopo oltre 8 anni da...
Uno studio recente sostiene che il 70 per cento delle persone “sperimenta almeno un episodio” di sindrome dell’impostore nell’arco della vita.
Questo fenomeno psicologico si manifesta con l’incapacità di interiorizzare i risultati conseguiti e con la paura che la presunta “frode” che li avrebbe originati sia portata allo scoperto. Le persone che ne soffrono sono convinte di essere “fasulle” e di non meritare il successo che hanno ottenuto. Ogni prova del loro merito viene svalutata e accantonata come il risultato dell’essersi trovati al posto giusto al momento giusto o, piuttosto, dell’aver indotto fraudolentemente gli altri a ritenerle più intelligenti e competenti di quanto siano in realtà.
Sandi Mann in questo libro indaga in modo accessibile e coinvolgente la sindrome dell’impostore e come essa colpisca in tutti i contesti di vita e ad ogni livello, non solo chi ricopre posizioni ambite al lavoro, ma anche per esempio gli adolescenti e i loro genitori. Con l’aiuto di test per identificare che tipo di “impostori” siamo e con suggerimenti e strumenti pratici per affrontare le nostre insicurezze nei vari ambiti, Mann mette a disposizione la sua esperienza di accademica e psicologa clinica in una guida completa che ci farà raggiungere piena consapevolezza di ciò che siamo e di quanto valiamo.
Vi chiedete come mai proprio voi siate stati assunti e abbiate ottenuto responsabilità inaspettate e di rilievo al lavoro? Vi imbarazza ricevere apprezzamenti dagli altri e, anzi, quando capita tendete a sminuirvi pensando di averli tratti in inganno?
Siete in buona compagnia.
Molti di noi condividono un piccolo segreto del quale si vergognano: nel profondo pensiamo che i nostri successi siano una truffa, risultati di un bluff o, nella migliore delle ipotesi, di un colpo di fortuna.
Perché? Da cosa nasce questa attitudine? Come riconoscere e fare pace con i nostri meriti?