La strada degli errori contesta al movimento femminista di essersi
asserragliato nel separatismo e nella lotta contro il sesso maschile,
abbandonando l’universalismo e la rivendicazione dei pari diritti, ancora
molto lontana dal pieno successo. Per la Badinter il separatismo (e il
conseguente vittimismo) riporta le donne nell’immenso ghetto dal quale erano
finalmente uscite e le riconsegna ai subalterni ruoli maternali, oppure le
sospinge verso un’autosufficienza sessuale che impedisce ogni scambio positivo
con la società maschile e ogni possibilità di influenzarne l’evoluzione. In
Europa e negli Usa, un certo femminismo della differenza ha criminalizzato la
sessualità maschile, avallando di fatto quel rigorismo morale tipico della
destra sessuofoba. L’allargamento progressivo della nozione di "crimine
sessuale", per esempio, e la conseguente repressione promuove un’idea
legale, morale e sacralizzata della sessualità, in radicale opposizione a
quella libertà sessuale che è invece rivendicata dalle più giovani
generazioni. A queste critiche, espresse con inusitata severità, l’ala
radicale del femminismo francese ha risposto con analoga asprezza accusando l’autrice
di mascherare con l’idea dell’emancipazione un "richiamo all’ordine"
che segnerebbe la fine del movimento. Il libro ha suscitato un acceso dibattito
in Francia e, in pochi giorni dalla sua apparizione, è balzato ai vertici delle
classifiche di vendita.