La veglia inutile

di Nadeem Aslam

Lara, una giovane russa, è in Afghanistan alla ricerca di notizie sul fratello, un veterano dell’invasione sovietica. Chi potrà fare luce sulla sua scomparsa? Forse Marcus Caldwell, un inglese che vive all’ombra delle montagne di Tora Bora. Forse David, formalmente una spia di Washington, che si trova nel Paese dai tempi dell’invasione sovietica. Forse James, soldato delle forze speciali statunitensi. O forse Casa, il giovane talebano, sarà lui a custodire il segreto?
Cinque vite molto diverse si ritrovano al punto di intersezione di decenni d’invasioni, occupazioni e violenze. In una prosa memorabile, Aslam racconta i complessi legami – d’amore e disperazione, dolore e salvezza, follia e chiarezza – che legano questi individui. Le storie, il romanzo degli ultimi terribili venticinque anni della tragedia afghana, si rivelano agli occhi di Lara - e a quelli dei lettori - in tutta la loro brutalità.
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Nadeem Aslam

Nadeem Aslam (1966), figlio di un poeta e produttore cinematografico, è nato in Pakistan e dall’età di quattordici anni vive in Inghilterra. Ha frequentato l’Università di Manchester che ha però …

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  • Marchio: FELTRINELLI
  • Data d’uscita: 16 Ottobre 2008
  • Collana: I Narratori
  • Pagine: 312
  • Prezzo: 18,00 €
  • ISBN: 9788807017681
  • Genere: Narrativa
  • Traduttore: Delfina Vezzoli
L’Afghanistan? Un paradosso. Una conversazione tra  Nadeem Aslam e Guido Rampoldi

L’Afghanistan? Un paradosso. Una conversazione tra Nadeem Aslam e Guido Rampoldi

Se stiamo ai precedenti e al senso comune, un occidentale e un orientale che scrivono ciascuno un romanzo sull'Afghanistan dei Taliban, dei burqa e di tutti gli spionaggi oggi lì riuniti, racconteranno quella bolgia da due prospettive molto diverse, se non opposte. Essendo parte dell'esperimento non sono il più indicato per giudicare, Posso però affermare di aver colto tanto alterità quanto curiosi echi tra La veglia inutile del pakistano Nadeem Aslam e il mio La mendicante azzurra. La differenza principale, credo, nasce dalla minore o maggiore distanza con la storia di quella parte del mondo. Aslam vi è dolorosamente dentro, come scopro quando lo chiamo a Londra, dove vive. Nel 1979 suo padre, regista e intellettuale comunista, fu costretto a fuggire con la famiglia in Gran Bretagna condannato all'esilio da una dittatura militare che partecipava alla "guerra santa" contro l'Armata rossa in Afghanistan e perciò godeva dell'appoggio occidentale. Quel conflitto partecipa allo sfondo del suo romanzo, e probabilmente è anche l'origine di uno stile tragico e lirico, come spesso è lo stile dell'esilio. La mia esperienza è stata diversa. Ho potuto entrare e uscire dall'Afghanistan dei Taliban con le salvaguardie di cui ancora godevano i giornalisti, e ho raccontato quel mondo stralunato in una forma più lieve. Vi ho ambientato una vicenda che si presta a essere letta anche come un romanzo d'avventura, e talvolta ho sconfinato nel paradossale senza temere di sporcare la tragedia afghana.