“Credo che per fare del buon giornalismo si debba soprattutto essere uomini buoni”
Un gorilla nello zoo ad Abu Dhabi. Un contadino nella foresta polacca di Bolimowska. Le foglie dell’ippocastano ingiallite in un autunno berlinese. Con il consueto fiuto del reporter valoroso, Kapuściński si insinua fra passato e presente, fra un luogo del mondo e l’altro e, ogni volta, in ogni occasione, scatta una straordinaria, fulminea, intelligenza degli uomini e delle cose. Lapidarium è un libero intarsio di meditazioni che traggono ispirazione dai viaggi, dalle letture, dalle riflessioni, dall’esperienza. Dalla pagina di diario all’analisi politico-economica, dal resoconto di incontri con artisti e intellettuali (ma anche con la vicina di casa) alla lettura di libri, classici e recenti, alle suggestioni che gli arrivano dal cinema e dalla musica, Kapuściński si rivela un osservatore acutissimo e uno scrittore coinvolgente, capace di tenere insieme il variare degli scenari e delle sollecitazioni con la formidabile duttilità della narrazione.