Questo libro descrive le strategie di "social engineering"
impiegate dagli hacker, dagli agenti dello spionaggio industriale e dai
criminali comuni per penetrare nelle reti. Si tratta di tecniche dell’"inganno",
di espedienti per usare la buona fede, l’ingenuità o l’inesperienza delle
persone che hanno accesso alle informazioni "sensibili". Per l’hacker,
per esempio, può essere utile il numero di telefono di un funzionario o altri
dati apparentemente senza importanza perché, combinando insieme i disparati
dettagli, riesce poi a trovare il tallone d’Achille dell’intero sistema. L’"arte
dell’inganno" praticata dall’hacker è paragonabile alle strategie che
Sun Tzu descriveva nel suo leggendario trattato su L’arte della guerra. Anche
in questo caso, la manipolazione del "fattore umano", la capacità di
"ricostruire" le intenzioni, la mentalità e il modo di pensare del
nemico, diventa lo strumento più micidiale ed efficace. Nel suo libro Mitnick
è quasi didascalico, riporta le conversazioni telefoniche, le vicende e gli
aneddoti spesso anche curiosi che permettono di capire concretamente il
funzionamento delle tecniche di "social engineering". L’autore non
si esime dal dare dei "buoni consigli" di difesa, fornendo così anche
un prezioso vademecum per gli addetti alla protezione.